Avezzano. L’iniziativa di raccolta fondi organizzata dal Movimento Cristiano Lavoratori di Avezzano, vedrà già dalla prossima settimana dieci banchetti fuori le chiese e i supermercati della marsica. Ma attenzione a non confondere l’iniziativa con le classiche raccolte fondi, l’obiettivo è molto più ambizioso: promuovere e sostenere il raggiungimento dell’autonomia alimentare per 10.000 famiglie del sud del mondo ed in particolare in Sud Sudan, Somalia, Marocco ed Ecuador.
Si aiuteranno queste famiglie a “conquistare” il proprio futuro attraverso il lavoro agricolo, dandogli così accesso ad una dignitosa qualità della vita, requisito fondamentale per evitare le migrazioni, sempre più problematiche sia in termini di vite umane che strutturali nelle terre di accoglienza.
Il costo completo del progetto è di 100 euro a famiglia e comprende fornitura di semi, attrezzi, formazione per più anni fino al raggiungimento dell’autosufficienza. E’ questa la particolarità del progetto sostenuto dal Movimento Cristiano Lavoratori di Avezzano di cui Nicola Berardis è presidente, non si tratta più di una missione meramente assistenziale (che pure avrebbe la sua importanza) ma serve a richiamare tutti noi alla consapevolezza che può avere accompagnare queste popolazioni verso l’autosufficienza.
A livello nazionale è stato attivato il sito internet www.dalsemealcibo.org e una pagina Facebook dedicata con la descrizione dei progetti, le news e gli stati di avanzamento con testimonianze degli operatori in loco. La raccolta fondi avverrà tramite versamento di contributi su conto corrente bancario dedicato, scelta del 5 per 1000 al MCL oppure un’offerta di 25 € per l’acquisto di semi da destinare ad una famiglia. La campagna continuerà inoltre per tutto il 2015.
Il Presidente MCL Abruzzo e Molise Marco Boleo promuove questo progetto sottolineando come “raccogliere risorse per aiutare famiglie di altri paesi potrebbe persino sembrare un controsenso in questi periodi di difficoltà economica nazionale, ma l’iniziativa porterà all’autosufficienza delle famiglie che così non saranno costrette ad emigrare e insegneranno ad altre famiglie come sostenersi attraverso l’agricoltura. Questo li renderà autonomi e artefici del proprio futuro”.
Francesco Proia