Al quinto giorno di Giubileo iniziamo a percepire l’effimeratezza delle cose belle, la sua fugacità, e quindi, come ci insegna ed esorta il grande poeta latino Orazio, cogliamo l’attimo, sperando nel domani il meno possibile. Oggi sono arrivati altri 40 ragazzi tra Avezzano, Pescara e Tollo, ma il nostro gruppo degli scorsi giorni si sta separando per motivi pratici: Roma sembra la citta più multietnica del mondo ancora più del solito, le metropolitane sono gremite ovviamente, e in ogni angolo ci si giri vedi ragazzi di tutte le etnie che fanno sventolare bandiere, fazzoletti, e fanno suonare chitarre e bonghi.
Stamattina la nostra Diocesi ricompattata ha raggiunto il colle Aventino, dove si è raggruppata con il resto delle Diocesi di Abruzzo-Molise nella Basilica di Sant’Anselmo, una chiesa romanica che consiglio di visitare per la sua bellezza e per la vista che si gode su Roma da lassù; vicino alla Basilica è anche presente la famosa serratura dalla quale si vede il cupolone e si sta contemporaneamente in tre stati: in Italia, da dove si vede, nello Stato Vaticano, che è dove si trova la Basilica di San Pietro, e l’edificio attraverso la quale si vede che è del Priorato dell’Ordine di Malta, e quindi appartenente al suo territorio.
Nell’incontro con la Diocesi dell’Aquila abbiamo rincontrato molti ragazzi e ragazze presenti alla GMG di Lisbona, tra cui il coro/orchestra con il quale abbiamo passato molti bei momenti insieme. Dopo la messa siamo scesi dall’altra parte dell’Aventino verso il Circo Massimo; pensate, un’arena storica che ospita preti e vescovi da tutto il mondo che confessavano in italiano, inglese, spagnolo, francese, cinese, e tante altre lingue, un’occasione per mettere un altro tassello alla completezza di questo giubileo.
Questa giornata è stata molto faticosa e impegnativa, ma di certo la sera è stato nuovamente il momento più bello. Come già detto, domani la Diocesi di Avezzano e Lanciano si separeranno da quella di Pescara (forse si rincontreranno, chi lo sa), e questo ci ha fatto pensare alla nostra ultima sera insieme, con i suoi inevitabili pianti e abbracci. Ma nel pianto della separazione, un ragazzo della Diocesi di Lanciano (precisamente di Tollo!), Stefano, professore di matematica e fisica alle superiori a soli 24 anni, ha voluto condividere una poesia di Danilo Dolci, che voglio riportarvi:
Ciascuno cresce solo se sognato
C’è chi insegna
guidando gli altri come cavalli
passo per passo:
forse c’è chi si sente soddisfatto
così guidato.
C’è chi insegna lodando
quanto trova di buono e divertendo:
c’è pure chi si sente soddisfatto
essendo incoraggiato.
C’è pure chi educa, senza nascondere
l’assurdo ch’è nel mondo, aperto ad ogni
sviluppo ma cercando
d’essere franco all’altro come a sé,
sognando gli altri come ora non sono:
ciascuno cresce solo se sognato.
Valerio Montaldi