Avezzano. Per conservare una risorsa bisogna saperla gestire e tutelare. Un principio semplice ma basilare che è stato sfaccettato negli aspetti più importanti questa mattina nel castello Orsini di Avezzano in occasione del convegno “Acqua: una risorsa da gestire e conservare per la nostra produzione di cibo”.
Un incontro promosso da Coldiretti Abruzzo che, per le presenze che si sono succedute sul palco, ha assunto l’aspetto di veri e propri “stati generali” della risorsa idrica, sviscerata in tante sfaccettature e su più livelli amministrativi, economici e sindacali, regionali e nazionali. Oltre 450 gli agricoltori presenti, ma anche semplici cittadini, autorità civili e forze dell’ordine in una location scelta non a caso: il castello di Avezzano, nel cuore della produzione orticola nazionale ma anche fulcro di problematiche vecchie tra cui la fatiscente situazione in cui versano gli impianti, le strade dissestante che penalizzano la distribuzione, la difficile gestione delle risorse economico-finanziarie e, non ultima per importanza, le conseguenze sui cambiamenti climatici e la siccità.
Problematiche che, negli anni, sono diventate comuni a tutto il territorio regionale, fino ad essere avvertite dagli agricoltori come insostenibili, dalla Val di Sangro alla Val Vibrata passando per la Val Pescara in cui le difficoltà collegate alla risorsa idrica sono considerati “insopportabili” anche a luce del recente aumento dei ruoli da parte dei consorzi di bonifica.
“Da qui la necessità di approfondire l’importanza di una risorsa che deve essere gestita con lungimiranza e competenza, ma soprattutto con la capacità di saper individuare soluzioni funzionali al bene del settore agricolo – dice Silvano Di Primio, presidente Coldiretti Abruzzo – siamo in un momento storico importantissimo, in cui le difficoltà devono trasformarsi in opportunità”. Sul palco dei relatori, moderati da Fabrizio Stelluto, vicepresidente vicario dell’unione giornalisti agroambientali (UNARGA), oltre al presidente di Coldiretti Abruzzo Silvano Di Primio e al direttore Roberto Rampazzo c’erano il segretario generale dell’autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale prof. Marco Casini e il direttore generale dell’associazione nazionale Bonifiche e irrigazioni (Anbi) Massimo Gargano, il prof. Fabrizio Di Marzio Capo Area Azione sindacale e legislazione di Coldiretti nazionale nonché docente del Dipartimento di economia dell’università d’Annunzio e l’assessore regionale Emanuele Imprudente insieme al presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio – che hanno evidenziato l’importanza della risorsa idrica per imprese e cittadini ma anche le difficoltà ad essa collegate – e al sottosegretario di Stato al Masaf Luigi D’Eramo, che ha fatto le conclusioni evidenziando una grande apertura nei confronti delle problematiche presentate.
Gargano ha illustrato – progetti alla mano – le progettualità emerse in seguito allo stanziamento dei fondi del piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e la grande opportunità collegata al “piano laghetti” targato Anbi-Coldiretti, in grado di produrre energia e conservare acqua attraverso la realizzazione di 1000 bacini entro il 2030 fronteggiando l’attuale perdita dell’89% della risorsa idrica”.
Un progetto che ha bisogno del sostegno e della condivisione di chi dovrà rendere il piano concreto e adeguatamente distribuito e che, di riflesso, chiama in causa una delle problematiche più sentite: la gestione dei consorzi di bonifica. “Un aspetto che deve diventare il fulcro dell’agenda della politica agricola regionale – ha evidenziato il direttore Rampazzo, che ha ricordato la forte opposizione di Coldiretti contro il rinvio delle elezioni degli organi degli enti consortili, osteggiato dal resto delle associazioni di categoria – è necessario un maggiore riconoscimento del ruolo dei consorzi attraverso la restituzione della loro funzione. Ma per fare questo – ha detto Rampazzo – bisogna sanare la forte situazione debitoria di alcuni enti senza però gravare sulle tasche degli agricoltori, creare le condizioni per l’accesso ai finanziamenti pubblici e istituire in Abruzzo un fondo per la progettazione. Dalla gestione dell’acqua dipende il futuro delle nostre produzioni agroalimentari tipiche e di qualità dal vino agli ortaggi, dall’olio ai fiori nonché il futuro dell’intera umanità”.