Avezzano. “Stanchi e segnati dalla lunga pandemia, storditi e sconvolti dai rumori della guerra, mai come quest’anno rischiamo di non percepire la forza straordinaria della risurrezione, evento che ha squarciato il buio della notte. Come non mai rischiamo di tenere il fuoco della più bella notizia sotto la cenere di una profonda tristezza”. Questo l’incipit del messaggio del vescovo dei Marsi, monsignor Giovanni Massaro, per camminare insieme verso la Pasqua.
“Facciamo allora nostra la bella scoperta che fanno Maria Maddalena, Giovanna e Maria, madre di Giacomo”, ha proseguito il vescovo, “è il primo giorno della settimana, quello dopo il sabato, il giorno del Signore e al mattino presto, allo spuntare dell’alba, quelle donne discepole di Gesù, venute a Gerusalemme con lui dalla Galilea, quelle donne che avevano assistito alla sua morte e al suo seppellimento la sera del venerdì, si recano alla tomba di Gesù con gli aromi che avevano preparato. Dopo la morte di Gesù, avvenuta alle tre del pomeriggio, c’era stato solo il tempo di seppellirlo, non di compiere i riti dell’unzione, perché incombeva il tramonto, inizio del sabato.
Ma ecco che le donne venute a compiere le unzioni rituali sul corpo del loro Maestro si ritrovano dinanzi a qualcosa di inaspettato: la tomba è aperta. La pietra che la chiudeva è stata rotolata via e il corpo di Gesù non c’è più: la tomba non solo è aperta ma è anche vuota. Le donne sono perplesse, incerte, si interrogano: il corpo di colui che hanno visto e seguito, quel corpo che sono venute a ungere e ad abbracciare per l’ultima volta non c’è più. Umanamente pensano che qualcuno l’abbia portato via. Magari coloro che l’hanno ucciso non vogliono che ci sia una tomba in cui venerare il suo corpo. Solo una rivelazione da parte di Dio, solo una parola può dare senso e significato a quella tomba vuota. Ed ecco allora che due uomini, rivelatori della Parola di Dio, si presentano alle donne che, prese da timore, abbassano il volto fino a terra. Ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto» (Lc 24,5-6).
Vorrei tanto che questo annuncio giungesse nel cuore di ogni uomo, perché è lì che Dio vuole seminare questa bella notizia: Gesù è risorto, c’è speranza per tutti. Ha vinto l’amore. Anche noi, sconvolti e amareggiati, come le donne discepole di Gesù, possiamo domandarci che senso abbia questo avvenimento. Cosa significa che Cristo è risorto? Significa che l’amore è più forte del male e della stessa morte. Quando tutto sembra finito Dio interviene per ridare vigore e forza alla nostra vita. Accogliamo la grazia della risurrezione di Cristo. Lasciamoci rinnovare dalla misericordia di Dio, lasciamo che la potenza del suo amore trasformi la nostra vita. Non chiudiamoci alla novità che Dio vuole portare in questo mondo segnato dal male e dalla morte. Siamo stanchi, delusi, ma non rassegniamoci al male e non stanchiamoci di seminare il bene.
«Cristo nostra gioia è risorto». È il saluto pasquale, caro all’Oriente cristiano; è l’annuncio della nostra salvezza, è la professione della nostra fede. «Cristo risusciti nei nostri cuori». È l’augurio che ci scambiamo, l’impegno che assumiamo, la bella notizia che vogliamo annunciare a tutti con la nostra vita, diffondendo la speranza, l’amore e la pace di Cristo risorto.