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Crisi LFoundry, Fim-Cisl attacca: è frutto del disinteresse di Micron e dell’uscita di scena di Smic

Redazione Attualità di Redazione Attualità
16 Maggio 2018
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Avezzano. “Dalla fine dell’estate 2012 è in corso un programma di riorganizzazione/ristrutturazione all’attuale LFoundry ma, tanti esterni non “addetti ai lavori”, non se ne sono accorti e continuano a creare illusioni alla gente”.  Esordisce così Antonello Tangredi della Fim – Cisl che traccia un quadro generale della situazione che si è venuta a creare da sei anni a questa parte per la riorganizzazione dell’LFoundry. “Premessa d’obbligo, per cercare di evitare che, la “politica ringraziatoria” continui ad invadere un campo non “suo” e piuttosto svolga il ruolo proprio dell’istituzione nel supportare con scelte concrete e favorire il consolidamento della realtà industriale”, ha continuato dalla Fim-Cisl Tangredi, “la crisi industriale/occupazionale che vive oggi lo stabilimento LFoundry, non è casuale. E’ figlia, del disimpegno della Micron s.r.l. e, sarebbe sufficiente, a tal proposito, soprattutto per i non addetti ai lavori, andarsi a leggere il contratto di “closing” firmato fra la Micron e la LFoundry del 2013, con relativa nascita della Marsica Innovation & Technology s.r.l.

In questo accordo, infatti, è riportato chiaramente che vi sarebbe stata una riduzione strutturale delle ore lavorabili, pari al 30% che, di li a poco, fu colmata con il ricorso al contratto di solidarietà (c.d.s.). L’impegno assunto allora dall’azienda nei confronti del sindacato e dei lavoratori con l’accordo quadro al MISE, prevedeva una diversificazione del portafoglio di prodotti da piazzare sul mercato, attraverso la consolidata rete di clienti di cui disponeva LFoundry. Il ricorso al c.d.s., nelle intenzioni, sarebbe dovuto servire a dare il tempo alla nuova azienda, a preparare il “terreno” e favorire l’aumento della capacità produttiva nei settori: power management, automotive, medicale, Opto-Elettronica ecc.

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Nei fatti, non è servito a nessuno di questi scopi. E’ figlia dell’inspiegabile uscita di scena dei cinesi della Smic (il sindacato non ne ha mai conosciuto UNO !!), arrivati proverbialmente 2 anni fa, con l’acquisto del 70% della LFoundry, per salvare i destini della fabbrica. La Smic, fra le varie, avrebbe dovuto supplire alla mono-committenza e, quindi, alla sudditanza industriale esercitata dal colosso americano On-Semiconductor (che nel frattempo aveva assorbito Aptina, mono cliente dello stabilimento di Avezzano, ai tempi della Micron): ciò non è avvenuto e, stando ai risultati e, alle voci, tutt’altro che infondate, la Smic avrebbe “abbandonato”, non certamente per incapacità dei lavoratori ma, proprio a causa delle “incomprensioni produttive/industriali”, con il management di LFoundry, soprattutto con quello locale.

La Fim-Cisl che, ad ogni livello, preme dal mese di ottobre 2017, affinché si torni al Mise per sapere/capire quale sarà la prospettiva industriale nel breve e medio periodo che ha in mente il “management” italo-tedesco di LFoundry e, quindi, il futuro dei lavoratori, dopo la dipartita della Smic e, quanto c’è di vero, sulle intenzioni di ON-Semiconductor di acquisire lo stabilimento, con relativa cura dimagrante (alcune voci parlano di circa 500 unità lavorative, ovvero, i cosiddetti indiretti di produzione). Ecco, queste sono le preoccupazioni molto serie della Fim-Cisl che, dovrebbero interessare tutti, evitando gli atteggiamenti di chi, invece, accusa ingiustamente il sindacato di creare allarmismo. La Fim-Cisl, è convinta e determinata a non demandare a nessun soggetto istituzionale il proprio ruolo sindacale e intende esercitare pienamente il proprio compito, il “mestiere” per il qual è nato il sindacato, quello di associare e favorire la partecipazione dei lavoratori, stipulare accordi e contratti per il bene di tutti i lavoratori, trovando i punti d’incontro delle parti rappresentate. Il costante impegno della Fim-Cisl, rimane quello di tutelare le lavoratrici e i lavoratori, salvaguardare l’occupazione e assicurare prospettive industriali allo stabilimento”.

 

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