L’Aquila. La Uil Abruzzo mette sotto esame novantasette aziende in crisi per un totale di oltre 20.000 occupati, con più di 6.000 posti di lavoro a rischio, di cui almeno 1.350 già perduti. Il settore metalmeccanico pesa per più della metà dei casi analizzati: 51 aziende, 11.700 occupati, 3.300 posti a rischio. Causa principe delle crisi è il calo/crollo di mercato che in alcuni casi dà luogo anche a crisi finanziarie. Pochissime aziende stanno facendo investimenti. Gli epicentri della crisi sono la mancata ricostruzione dell’Aquila (doveva diventare il più grande cantiere d’Europa, e invece ha perso 3.500 addetti in edilizia. Seguono la crisi dell’indotto dell’edilizia (anche metalmeccanico); la crisi dell’auto; la crisi della Honda; nuovi episodi della ritirata delle aziende del tessile-abbigliamento che non sanno rispondere con il salto di qualità alla concorrenza da costi, cinese e non solo. L’analisi degli andamenti della cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga nei due trienni 2006-2008 (pre-crisi) e 2009-2011 (il triennio della crisi) evidenzia le peculiarità della crisi nelle diverse province: L’Aquila, vecchia deindustrializzazione più mancata ricostruzione; Pescara, nuova deindustrializzazione più mancata qualificazione del terziario; Chieti e Teramo, province industriali colpite dalla crisi industriale, seguita alla crisi finanziaria. La preoccupazione maggiore, per il sindacato, è che si sia interrotta la risalita dell’occupazione. Nel 2009, andarono perduti 24.000 posti di lavoro rispetto al 2008. Nel 2011, ne erano stati riconquistati 12.000. Ma il nuovo calo del PIL, dopo l’exploit del 2010, «riporta l’Abruzzo – afferma il segretario Roberto Campo – sotto la media nazionale per crescita della ricchezza». Per la Uil, decisiva è la battaglia «che deve essere condotta a livello europeo per convincere la Germania che un pò di inflazione va sopportata, e forse è persino benefica per aiutare una ripresa; che si deve distinguere tra investimenti e debito, e che l’occupazione va difesa ed aumentata prima del valore della moneta, che invece sembra essere l’unica preoccupazione della politica economica europea». «La cosa più importante da fare è alleggerire il carico fiscale sul lavoro, modulando le aliquote per superare il sistema dell’aliquota unica, che contraddice il principio costituzionale della progressività del prelievo. Nè l’Italia nè l’Abruzzo possono accontentarsi dell’export, che pesa solo per 1/5 dell’economia, ma devono rilanciare i consumi interni». Su questo tema, la Uil Abruzzo convoca una sessione straordinaria del suo Comitato Centrale in piazza, alla presenza della Uil Nazionale, il giorno 9 maggio, per varare la piattaforma regionale, provinciale e comunale sul fisco