Avezzano. Tredici avvocati della Marsica chiedono la riapertura dell’interporto per far fronte all’emergenza coronavirus e inviano una lettera aperta al governatore d’Abruzzo, Marco Marsilio, e al direttore generale della Asl1, Roberto Testa, per valutare la portata effettiva della pandemia mondiale a seguito del contagio Covid–19, che come è noto a tutti sta flagellando il mondo intero.
“La segnalazione”, si legge nella lettera a firma dei 13 avvocati marsicani, “non vuol essere minimamente una censura né di carattere politico ne di natura tecnica, ma ha lo scopo di indurvi a considerare circostanze che se valutate nell’immediatezza e a 360° gradi, potrebbero portare a breve, a valutazioni e soluzioni di carattere positivo per l’intera comunità marsicana, ovvero quella comunità appartenente all’Abruzzo montano con una popolazione di circa 135mila abitanti, ovvero pari quasi al 40% dell’intera popolazione della provincia dell’Aquila”.
“Visto che parliamo di medicina e di prevenzione”, sottolineano, “tutti sappiamo che “prevenire è meglio che curare” una pandemia che sembra avere il cosiddetto picco a brevissimo nell’intero Abruzzo e potrebbe coglierci impreparati per una cronica carenza sanitaria regionale ed anche e soprattutto per l’eccezionalità della stessa. Se poi a tutto questo aggiungiamo che il coronavirus ha una sua “predilezione” nei confronti delle persone e soggetti “deboli”, ovvero quelle persone già afflitte da gravi patologie sia immunodepressi ed anche in forma tumorale presenti sul nostro territorio, è ovvio che la preoccupazione e relativa sollecitazione è ancora più forte, pungente e doverosa”.
“L’Agenzia sanitaria regionale”, precisano, “nello studio della statistica dall’anno 2010 ad oggi, seppur verificando una leggera flessione dell’incidenza tumorale nell’area Marsica per quanto riguardano gli anni 2016-2018, nei precedenti anni non ha potuto che tristemente constatare un ingeneroso aumento esponenziale a dismisura delle anomalie tumorali presenti nel nostro territorio rispetto al resto della Regione, circostanza che ci rende quindi maggiormente vulnerabili rispetto all’intero ambito regionale. Tale premessa era d’obbligo per significare che se giustamente si è pensato di riattivare, e si è attivato, l’Ospedale G8 dell’Aquila per i posti di terapia intensiva, oltre quelli già presenti presso la struttura del San Salvatore pari a sette e nell’pspedale della città di Sulmona pari a circa 10, pare anomalo che nell’ambito della città di Avezzano i numeri siano inferiori e paria soli sei posti letto in terapia intensiva. Numero sicuramente preoccupante se consideriamo l’ampio bacino di utenza che raccoglie il nostro nosocomio”.
“Non si fraintenda e ci si accusi di campanilismo”, chiariscono, “va bene anzi benissimo la riapertura dell’area utilizzata per il G8 oltre i posti di terapia intensiva già presenti nel comprensorio della città dell’Aquila e dintorni, ben felici che nell’area peligno-sangrina sembrerebbero esserci dieci posti di terapia intensiva, ma non vi sembra il caso di fortificare la presenza sul territorio marsicano con l’individuazione di una struttura atta e geneticamente predisposta ad affiancare un presidio ospedaliero già presente sul territorio e nelle immediate vicinanze di esso per aumentare i posti di degenza di terapia intensiva, in modo tale da poter curare al meglio i casi di coronavirus presenti sul territorio e quelli che potrebbero arrivare tra non molto? Quale migliore soluzione potrebbe esserci di reperire una struttura strettamente di competenza regionale già presente in tale ambito, come l’interporti, ed adattarla per il fine dettato dall’emergenza, così come la martoriata città di Milano ha fatto con i padiglioni della Fiera?”.
“Non vogliamo neppure ritenere che anche in questa occasione i distretti sanitari all’interno della stessa asl 1 stanno andando a due diverse velocità: il capoluogo non pone ostacoli ai propri operatori, la Marsica “gioca all’ostruzionismo”. Vedasi gli ostacoli per l’apertura degli studi di Medicina Generale, ostacoli per i medici di MMG di costituirsi in associazione, solo per fare alcuni esempi. La nostra lettera aperta, oltre ad un plauso e ringraziamento a tutti i signori Medici e personale sanitario attivi in prima linea”, proseguono, “non vuole essere solo una spina nel fianco del mondo della sanità, ma una esortazione alle figure istituzionali di prendere in considerazione che nel momento dell’emergenza impellente quale quella attuale, vanno effettuate delle scelte nell’interesse pubblico e per il bene dell’intera comunità, ciò fuori dagli interessi personali e dal colore politico dalle quali esse possano pervenire”.
“Signor Presidente e signor Direttore Generale”, concludono, “visto che voi stessi avete definito ”questa è la peste del secolo”, “la situazione è grave, basta sottovalutare, servono ventilatori e monitor, ora c’è il rischio di non poter dare assistenza a tutti”, come si legge nella prima pagina del quotidiano abruzzese di ieri, noi vi indichiamo nel nostro piccolo di seguire questo suggerimento, in modo tale che nessuno un domani potrà dire “l’avessimo saputo per tempo”. Per salvare vite umane tutto va tentato ed ogni suggerimento è meritevole di considerazione”.