Celano. Donna costretta a vivere in uno stato di schiavitù: dormiva per terra, al buio e al freddo, e chiusa a chiave all’interno di uno sgabuzzino.
Il marsicano, accusato di maltrattamenti, è stato rinviato a giudizio al febbraio prossimo da Maria Proia, giudice per l’udienza preliminare, davanti a Marianna Minotti, giudice del tribunale di Avezzano.
Il 69enne, B.C, originario di Celano, le avrebbe impedito di di accendere i termosifoni e di utilizzare l’acqua calda, proprio come una schiava. L’uomo l’avrebbe anche aggredita con un coltello da cucina, minacciando di spaccarle la testa. Il Celanese è difeso dal legale Domenicantonio Angeloni.
Una situazione insostenibile quella raccontata dalla donna, un regime di vita penoso e umiliante a cui sarebbe stata costretta per circa cinque anni. La donna, un’ucraina di 54 anni, difesa dai legali Luca e Pasquale Motta, a partire dal 2014 sarebbe stata più volte minacciata dal marito, costretta a dormire sul pavimento della sala da pranzo perché non la voleva in camera. Lei avrebbe così deciso di trasferirsi in una casa di campagna, ma a partire da quel momento le azioni vessatorie del marito si sarebbero addirittura intensificate.
Poiché non voleva che occupasse quella casa, Il marito avrebbe cambiato la serratura del portone di ingresso per impedirle di entrare e avrebbe minacciato di spaccarle la testa se non se ne fosse andata, sbarrando anche le finestre con delle tavole di legno. Avrebbe infine staccato il contatore elettrico, facendola vivere per diversi giorni al buio e al freddo.
Alla fine la moglie è stata costretta a tornare nella casa coniugale a causa della situazione di invivibilità dell’abitazione di campagna. Ancora una volta, però, le sarebbe stato impedito di dormire in camera, finendo all’interno di uno sgabuzzino, senza acqua calda e senza termosifoni. In un’occasione, per aver utilizzato la lavatrice e lasciato una luce accesa, sarebbe stata minacciata di morte con un coltello da cucina. L’uomo è stato ora rinviato a giudizio.