Avezzano. Il consiglio dei ministri ha approvato la proroga del rinvio di udienze e sospensione dei termini su tutto il territorio nazionale fino al prossimo 11 maggio.
Stop quindi ai procedimenti civili e penali come era stato inizialmente fissato dal decreto “Cura Italia” al 15 aprile, all’11 maggio.
Novità anche per il decreto liquidità alle imprese. Come riportato da Open,sono state inserite due nuove norme che estendono le tutele previste dal decreto ‘Cura Italia’ anche ai lavoratori assunti dopo il 23 febbraio e fino al 17 marzo, come ha spiegato la ministra Nunzia Catalfo. “Con la seconda”, ha sottolineato la ministra del lavoro, “eliminiamo il pagamento dell’imposta di bollo che le aziende, secondo la vecchia normativa, avrebbero dovuto versare per presentare la domanda di cassa integrazione in deroga. Facciamo così altri due importanti passi avanti per garantire ai cittadini il massimo sostegno possibile nel delicato momento che il Paese sta attraversando”.
Sbloccati gli incrementi contrattuali per i medici di famiglia, pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali. Lo prevede il Dl imprese. “Al fine di corrispondere al maggior impegno richiesto ai medici convenzionati per garantire la continuità assistenziale durante l’emergenza in corso”, si afferma, “la norma anticipa gli effetti economici relativi all’Accordo collettivo nazionale 2016-18 previsti per la Medicina convenzionata”. Ad oggi nessuna delle 3 categorie ha ricevuto tutti gli incrementi contrattuali previsti.
Ad oggi, si legge nel decreto, “nessuna delle tre categorie della Medicina convenzionata ha ricevuto tutti gli incrementi contrattuali previsti per il triennio 2016-18 dall’Atto di indirizzo approvato dal comitato di settore Regioni-Sanità il 9 luglio 2019”. Si prevede dunque che ai medici venga riconosciuta “la differenza tra gli incrementi contrattuali già riconosciuti e garantiti per l’effetto degli accordi nazionali vigenti e il totale incrementale previsto per il 2018 dall’Atto di indirizzo”. Gli effetti di tale norma però, precisa il decreto, “cessano se entro sei mesi dalla fine dell’emergenza l’accordo collettivo nazionale relativo alla Medicina generale e alla pediatria di libera scelta per la parte normativa non viene concluso secondo le procedure ordinarie”.