Roma. Il premier Giuseppe Conte ha annunciato nella cabina di regia di ieri sera la campagna Viaggio in Italia che il governo lancerà in vista della prossima estate. Se non la soluzione alla drammatica crisi che attanaglia il turismo italiano, fatto a pezzi dal lockdown e dalla pandemia, potrebbe essere almeno una boccata d’ossigeno per imprese e operatori. Almeno stando all’indagine di Demoskopika che calcola che il turismo “nazionale” potrebbe generare un tesoretto da 21 miliardi di euro.
Sarebbero, infatti, rilevanti le cifre del mercato autoctono: ben 278 milioni di presenze. Le vacanze all’italiana potrebbero compensare almeno del 30% il probabile crollo dei turisti stranieri nel nostro Paese (nel 2019 hanno superato quota 216 milioni di presenze) con punte del 67% in Puglia con 2,3 milioni di presenze, del 65,7% in EmiliaRomagna con 7,1 milioni di presenze e del 63,5% in Umbria con 326 mila presenze. Alcune regioni potrebbero addirittura superare la soglia massima di compensazione come Molise, Abruzzo, Basilicata, Piemonte e Marche.
“Se non si getta un sasso nello stagno, l’acqua non fa i cerchi. Finito il lockdown formale – spiega il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio – bisognerà fare i conti con il lockdown psicologico, con la paura dei cittadini di spostarsi. In questa direzione, risulta necessario che ciascun sistema regionale si attivi per ripensare l’offerta turistica in totale sicurezza, concentrando l’attenzione prioritariamente su tre differenti tipologie di turisti italiani: gli identitari, cioè i turisti italiani che trascorrono le vacanze nella regione di residenza; gli esterofili, cioè turisti italiani residenti in una determinata regione che ogni anno scelgono l’estero quale meta vacanziera; e, infine, i nazionalisti, cluster che rappresenta i turisti italiani residenti in una determinata regione che scelgono di trascorrere le vacanze in Italia ma fuori dai confini del loro territorio regionale di residenza”.
Ogni anno – secondo Demoskopika – sono circa 85 milioni i flussi degli arrivi turistici movimentati dagli italiani: 21,1 milioni sono coloro i quali prediligono le vacanze all’estero, 49,2 milioni restano in Italia ma non nella loro regione di residenza e, infine, 14,6 milioni ama trascorrere le vacanze nel territorio dove vive. Complice la bellezza della regione e soprattutto delle spiagge, la Sicilia, con il 40,59%, presenta il più elevato livello di “appartenenza turistica”: su un totale di 3,2 milioni di arrivi generati dai turisti autoctoni mediamente in un anno, ben 1,3 milioni (identitari) si sono “consumati” in territorio siciliano. A seguire, con tassi rilevanti, anche la Sardegna e la Campania rispettivamente con il 29,06% e il 26,63%. Appartenenza più che significativa anche per Lombardia (21,37%), Puglia (20,51%) e Veneto (19,91%).
A registrare un tasso di appartenenza intermedia cinque sistemi turistici regionali: Piemonte (18,20%), Calabria (18,18%), Toscana (16,72%), Emilia-Romagna (15,75%) e Lazio (14,28%). In un livello minore rientrano Friuli Venezia Giulia (10,93% ), Abruzzo (9,25%), Marche (8,61%) e Trentino-Alto Adige (5,94%). In coda, con valori bassi del tasso di appartenenza turistica la Basilicata (5,41%), la Liguria (5,30%), il Molise (4,87%), l’Umbria (3,61%). A chiudere la classifica del tasso di appartenenza turistica regionale è, infine, la Valle d’Aosta i cui circa 11 mila turisti identitari pesano soltanto per l’1,27% sul totale dell’universo dei viaggiatori valdostani.