Avezzano. Sono tante le aziende della Marsica che non si sono fermate durante l’emergenza Coronavirus. Nonostante le restrizioni della presidenza del consiglio dei ministri diversi stabilimenti del territorio non hanno fermato la loro produzione applicando protocolli di sicurezza e smart-working per i dipendenti.
LFoundry dopo aver trovato l’intesa con le parti sociali è in attesa che la prefettura gli dia l’ok per continuare a lavorare. Nel patto siglato con i sindacati sono previste 9 settimane di cassa integrazione che consentiranno di garantire a ciascun lavoratore tre giorni in stabilimento e 13 giorni a casa. Una sorta di quarantena, quindi, grazie alla quale il sito del nucleo industriale della città sarà sempre aperto con il 42 per cento dei dipendenti in fabbrica e il restante 58 a casa. In più ci sarà un’assicurazione sanitaria per i dipendenti con 100 euro al giorno per ogni giorno di ricovero e 3.000 euro una tantum.
La Fiamm – Siapra, dove si producono batterie da auto e industriali, ha richiesto la cassa integrazione a partire da oggi per i suoi 400 lavoratori. Gli ammortizzatori sociali, come da intesa con i rappresentanti dei sindacali, andranno avanti per una settimana.
Alla Cartiera Burgo i 150 operai sono invece regolarmente al lavoro ma con un sistema di rotazione si è cercato di ridurre la presenza nello stabilimento per evitare sovraffollamenti.
Anche a Telespazio i 270 dipendenti in parte sono a casa grazie al lavoro agile e in parte continuano a operare nel sito del Fucino dove all’ingresso a ciascuno vengono consegnati una mascherina e dei guanti e misurata la temperatura.
La Hydro di Aielli, azienda che produce profilati di alluminio, da ieri e fino al 28 marzo, ha mandato i 73 dipendenti a casa con ammortizzatori sociali per tutti.
Cassa integrazione anche per i 170 operai della Kromoss di Aielli, specializzata nella lavorazione dell’alluminio, da ieri fino a giovedì della prossima settimana.
Due settimane di ammortizzatori sono stati chiesti invece dalla Assut Europe spa di Magliano de’ Marsi dove vengono prodotte suture chirurgiche di alta qualità. I suoi 110 lavoratori sono stati costretti a rallentare la produzione per assenza di materie prime e da lunedì saranno in cassa.