Tagliacozzo. “Il giornalismo d’inchiesta è il vaccino per sconfiggere le fake news”. Con queste parole Daniele Piervincenzi, cronista aggredito da un membro del clan Spada mentre girava un servizio di Ostia, ha invitato i giornalisti e gli operatori della comunicazione presenti al Festival della comunicazione Controsenso, a tornare in strada e a continuare a ricercare la verità sempre.
“Come giornalisti forse ci eravamo dimenticati delle mafie accattone di Ostia”, ha raccontato Piervincenzi ricordando quanto avvenuto qualche mese fa davanti alle telecamere di Nemo, “l’intento dell’inchiesta era quello di raccontare cosa accadeva per le strade di Ostia alla vigilia delle elezioni. Quello invece che è accaduto dopo è stato una forma di disgusto nei confronti della criminalità di Ostia, peccato che poi i testimoni al processo non si sono presentati o hanno raccontato altro. Per esempio a una signora che le hanno sottratto una casa di 100 metri quadrati per un appartamento occupato di 45 metri quadrati ha raccontato che era la sua volontà. Questa situazione purtroppo si ripete dove stanno queste mafie, a Ostia come a Reggio Emilia e in altre città”. Nel confronto con Roberto Raschiatore, giornalista del quotidiano Il Centro, Piervincenzi ha ricordato come a Ostia Nuova giornalisti ed esponenti dello Stato non siano graditi. “In un quartiere dove lo Stato non c’è mai stato, noi siamo di troppo”, ha continuato, “lo Stato che cerca di imporre la sua volontà è di troppo. I ragazzi di Sant’Egidio che andavano a fare ripetizione ai bambini sono stati minacciati e ora non ci vanno più. I cittadini sono ostaggio della malavita e non se ne rendono conto”.
Secondo Piervincenzi “il giornalismo d’inchiesta è riuscire ad avere il tempo per costruire un servizio, un privilegio che per alcuni colleghi che prendono 3euro e 50 ad articolo non è possibile”.
Piervincenzi ha annunciato un nuovo programma in lavorazione sul bullismo che mette in luce la solitudine nell’ambiente scolastico e non solo e poi ha invitato i colleghi giornalisti a tornare in strada e a raccontare “ci siamo troppo accomodati, ci siamo seduti sulle poltrone e abbiamo iniziato a parlare troppo tra noi. Le nuove generazioni sono curiose, e hanno la sensibilità di capire la differenza tra una storia autentica e una costruita.
Il giornalismo d’inchiesta è il vaccino per sconfiggere le fake news, un giornalismo curato dall’inizio alla fine può essere un modo per smontare le notizie false”. Dello stesso avviso anche Emilio Orlando, giornalista di cronaca nera che si è occupato più volte anche della ricostruzione dell’Aquila. “Quanto costa oggi fare giornalismo d’inchiesta?”, ha chiesto Orlando rivolgendosi ai presenti, “quando venne ucciso il bandito Giuliano a Castelvetrano è nato il giornalismo d’inchiesta con Tommaso Besozzi.
Gli editori dei giornali oggi non se la sentono più di far affrontare ai loro giornalisti questi rischi visto il prezzo che pagano un loro articolo è minimo. Questa forma di informazione mordi e fuggi non ci aiuta. Gli uffici stampa spesso deputati all’informazione tagliano le notizie e questo in qualche modo ha condizionato nel tempo l’informazione. Ostia era una sorta di Corleone del centro Italia, e tutti lo sapevano già prima degli Spada.
Purtroppo quando la politica pensa troppo la malavita agisce. Quando l’inchiesta tocca da vicino il lettore maggiore è l’attenzione maggiore è l’interesse che gli stessi avranno a denunciare”.