Avezzano. Traffico di tabacco di contrabbando dalla Marsica, dove veniva prodotto, fino alla Campania, dove veniva smerciato. È quanto emerge da una operazione della guardia di finanza di Rieti che ha notificato sette avvisi di garanzia e di conclusione indagini emessi dalla procura della Repubblica di Avezzano.
Gli indagati, sei marsicani e uno della provincia di Avellino, sono accusati di appartenere oppure di essere collegati a un’associazione per delinquere finalizzata al contrabbando di tabacco lavorato e sigarette. L’attività investigativa del nucleo di polizia economico-finanziaria di Rieti era partita dopo alcuni controlli che avevano scoperto smercio illegale di sigarette artigianali sul territorio della provincia di Rieti
L’inchiesta è coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Avezzano, Maurizio Maria Cerrato.
Sembrerebbe che dietro a tutto ciò c’era un più ampio e articolato sodalizio criminale insediato ad Avezzano e collegato a imprenditori tabacchicoli dislocati in Campania, che smerciavano nei canali commerciali aziendali ingenti quantitativi di tabacco, destinandoli a complici e contrabbandieri avezzanesi per la lavorazione in sigarette o in tabacco trinciato da fumo.
Nel corso delle indagini, svolte con il supporto del servizio centrale investigativo sulla criminalità organizzata della guardia di finanza di Roma, e con la collaborazione dei finanzieri della compagnia di Avezzano, erano stati sequestrati 1.250 chili di tabacco grezzo e lavorato, 110mila filtri per la preparazione di sigarette di contrabbando e svariati macchinari per la lavorazione e il confezionamento del prodotto, rinvenuti all’interno di locali adibiti alla lavorazione illecita. I pedinamenti avevano permesso di capire come gli indagati, per spostare i carichi di tabacco, si avvalessero anche di “staffette” per verificare il percorso fosse sgombero dalla presenza di pattuglie delle forze dell’ordine. Su una macchina di queste era stata accertata in un’occasione anche la presenza di un bambino di 6 anni.
Alla fine è stata individuata una rete di contrabbandieri di rango inferiore, che operavano in sinergia con l’organizzazione più ampia dalla quale acquistavano svariate decine di chili di tabacco già lavorato, nonché macchinette e filtri per la preparazione di sigarette, per ulteriori attività di vendita al ‘minuto’ sul territorio abruzzese, laziale (provincia di Frosinone) e campano (provincia di Napoli). Le indagini hanno consentito di ricostruire che gli indagati, dal 2018 al 2020, avrebbero contrabbandato almeno altre otto tonnellate di tabacco, oltre a quello sottoposto a sequestro, sottraendo complessivamente all’Erario imposte per quasi un milione e mezzo di euro di accise e iva, attuando di fatto una vera concorrenza sleale al settore della rivendita di tabacchi.
Il ricavo ottenuto dalla vendita del tabacco lavorato è stata attestata tra i 60 e i 100 euro al chilo, con un profitto annuo stimato in 300mila euro almeno, anche sulla spinta della crisi economica legata alla pandemia, che ha portato numerose persone sul mercato “parallelo” per l’acquisto a prezzi più bassi di sigarette non sottoposte a controllo e potenzialmente più dannose per la salute.