Avezzano. “Per tre giorni mi sono presentata alla scuola dell’infanzia di Collarmele che mi è stata assegnata e per tre volte mi è stato impedito di prendere servizio perché non sono in possesso del green pass. Da domani la mia protesta si sposta all’Aquila, davanti all’Ufficio Scolastico Provinciale, in via Rocco Carabba 4, perché intendo rimarcare che il problema non è personale ma riguarda l’intera categoria degli insegnanti”.
Torna a far parlare di se’ l’insegnante della scuola dell’Infanzia, Alba Silvani, di Sulmona, assegnataria di cattedre in alcune scuole della Marsica, che annuncia in una nota il suo intento nel continuare la protesta contro l’obbligo del green pass e nel protrarre lo sciopero della fame.
“Considerato che il 92 per cento degli insegnanti è già vaccinato ritengo ingiusto che il restante 8 per cento (che comprende anche persone che per motivi di salute non possono vaccinarsi) venga indicato come ‘untore’, espulso dalla scuola e privato del lavoro che è il principio su cui si fonda la nostra Costituzione. Questa esigua minoranza, visto che la categoria ha superato la cosiddetta ‘immunità di gregge’, non può essere considerata una minaccia per la collettività. Metterla alla gogna non è degno di una società civile e democratica”.
“Tanto più che le attuali disposizioni di legge danno luogo ad una vera e propria discriminazione tra i cittadini. Se il green pass è obbligatorio perché non lo è per tutti? E se il vaccino è gratuito perché il green pass (che è un modo indiretto di imporre il vaccino) è a pagamento? I cittadini sono o no tutti uguali davanti alla legge?”, continua l’insegnante, “il caso più eclatante di discriminazione è quello dei Parlamentari e dei dipendenti di Camera e Senato i quali non hanno nessun obbligo di esibire il certificato verde per poter svolgere la loro funzione. Perché nei treni regionali il certificato verde non deve essere esibito mentre nei “Freccia Rossa” è obbligatorio? Forse che la salute dei più ricchi merita una maggiore tutela? E ancora : perché nei centri commerciali, dove si affollano i consumatori, che spesso portano con loro i bambini, il green pass non è richiesto? Lì non ci sono pericoli di contagio? Oppure questo avviene perché i ‘motori”’dell’economia non possono subire intralci? Allora l’economia è più importante della salute?
Continuo pertanto lo sciopero della fame per difendere dei principi di giustizia e nella consapevolezza del prezzo che sarò costretta a pagare, cioè la perdita del posto di lavoro duramente conquistato dopo tantissimi anni di precariato. Non mi considero una vittima ma semplicemente una persona che lotta per una causa che ritiene giusta con mezzi nonviolenti e senza recare offesa a nessuno. So che molti insegnanti condividono la mia scelta ma non si sentono di metterla in pratica perché ricattati dalla perdita del lavoro. Uno Stato veramente democratico dovrebbe basarsi sul consenso e non sul ricatto dei cittadini. Ringrazio le tante persone che mi hanno espresso solidarietà ma anche coloro che non la pensano come me. Il ‘pensiero unico’ è il presupposto di ogni sistema autoritario”.