Tagliacozzo. Il confronto? Lo scontro? Ma che cos’è? Bo! I tre interrogativi che hanno imperato per tutto il week end tra la piazza e le strade di Tagliacozzo hanno trovato delle risposte concrete in serata in un teatro Talia tirato a lucido con luci e flash degni di una passerella. Le porte del teatro erano blindatissime, solo gli addetti ai lavori fino alle 21 erano entrati per mettere a punto i dettagli e fare in modo che tutto fosse perfetto onde evitare grattacapi e polemiche sterili, che si sa in questi casi non mancano mai. I primi supporter hanno iniziato a prendere posto fuori dal teatro in trepidante attesa già al crepuscolo, dubbiosi come sempre sulle modalità organizzative. Ma le regole del gioco le conoscevamo bene e per questo il chiacchiericcio che si alzava tra la folla aveva uno spazio ben preciso nel programma della serata che non interessava a nessuno ma alla fine ha riempito il teatro. A mettere piedi per primi in platea sono stati i candidati e i sostenitori della lista del Movimento 5 Stelle che hanno riempito i loro posti guardandosi intorno con fare sospetto, cercando quel pelo nell’uovo che poi però non devono aver trovato. Hanno sfilato poi nell’ordine quelli di Giovagnorio, Montelisciani e Di Marco Testa con tanto di tacchi a spillo e giacchette della festa. I quattro candidati, intanto, se la ridevano dietro le quinte non curanti di quello che stava per accadere, o forse abbastanza tesi da nasconderlo bene. Quando Luca Di Nicola, impeccabile anche nella veste di giudice severo, ha fatto il suo ingresso sul palco tutti cordialmente lo hanno salutato nascondendo un pò di preoccupazione per quella busta firmata con le domande che stringeva tra le mani. Su delle eleganti poltroncine blu, in contrasto con il rosso scarlatto del tappeto, i candidati hanno preso posto costretti a guardare il sipario chiuso per non guardarsi in faccia l’un l’altro. Nel frattempo il teatro era gonfio all’inverosimile. Le porte chiuse a forza fino alle 21.20 sono state aperte con un preciso dictat allo scadere dell’ora x: “andate dove volete, ma non invadete la platea”. Una corsa degna dei centri commerciali nei giorni dei saldi ha invaso le scale e i corridoi del teatro Talia dove in poco tempo più di 500 persone si sono ritrovate per ascoltare i quattro candidati. E per fortuna che la politica non interessava a nessuno. Quando il sipario si è aperto un leggero brusio di sottofondo è stato alternato con un “ohhh”, tipo quello dei bimbi davanti al regalo di Babbo Natale. Eppure non c’erano Brad Pitt o Belen sul palcoscenico ma nell’ordine Maurizio Di Marco Testa, Maria Zaccone, Vincenzo Giovagnorio e Vincenzo Montelisciani, tutti sapientemente divisi da
bottiglie d’acqua minerale, giusto per domare le fiamme…non solo quelle della gola. Le regole sono state spiegate e apprese in un batter d’occhio, tutti forse sapevano quello che stava per accadere, o non gli interessava poi così tanto. Prima, seconda, terza domanda. Neanche il tempo per un sospiro di sollievo o un applauso, vietato rigorosamente dagli organizzatori. In fondo non era mica uno stadio ma un teatro. Niente commenti, niente rumori, solo qualche mugugno e qualche risatina interrotti poi dal tormentone della campanella che segnava lo scadere del tempo. Quando Di Nicola si è accorto che la tensione stava per salire troppo ha fatto sfogare tutti con un bell’applauso indirizzato non ai candidati ma a Nino Motta, storico giornalista e responsabile del quotidiano Il Centro, seduto in prima fila ad apprezzare quella che poi ha definito: “la prima vera arena politica della Marsica”. Loro, i quattro protagonisti della scena, erano lì davanti a tutti, davanti alla loro gente che li guardava e li sceglieva mentalmente. Di Marco Testa, il sindaco senza giacca, che per l’occasione ha sfoderato giacca e cravatta. Zaccone, in total black, con scarpetta in pizzo e cappello abbinato. Giovagnorio in un rigoroso blu spezzato solo dai policromi calzini Gallo sui dei mocassini english style. Montelisciani scarpa sportiva, jeans e la camicia bianca che fa tanto politico moderno. Nessun attacco, niente coltellate e poche frecciate. La parola che ha predominato non è stata nemico, ma amico. Addirittura si sono citati a vicenda, dicendo l’uno che era giusto quello che aveva detto l’altro. Ma non erano in competizione? Nelle regole purtroppo ci siamo scordati di ricordare ai candidati che l’ipocrisia non era ben accetta, ma alla fine meglio così. Tutto si è svolto in un clima sereno e disteso, almeno in apparenza, e la serata si è conclusa con una bella foto di gruppo, sorrisi e sguardi allegri in pieno stile americano. Anche se poi quello che succedeva dietro le loro spalle nessuno lo ha visto.