Avezzano. “Un precedente pericoloso nel Fucino, ma anche in tutta Italia, che prevede valanghe di ricorsi perché la ‘maxi condotta idrica’ è una semplice conduttura con un tubo in Pvc per irrigare il nostro terreno, uguale a migliaia di altre presenti nel Fucino e in Italia”. È questa la posizione dall’azienda Lago D’Oro dopo la sentenza del Consiglio di Stato che stabilisce l’obbligo del permesso a costruire in zona agricola in riferimento a una condotta che passa nel Fucino.
“Nessun Comune”, sostengono dall’azienda, “ha chiesto un “permesso a costruire” per simili opere. La sentenza non ha assolutamente ordinato la rimozione della condotta e infatti dalla pronuncia si evince come il giudice amministrativo abbia detto che “l’abuso” è sanabile in quanto ne “ricorrono le condizioni”. È evidente che se è sanabile non v’è alcun obbligo di rimozione.
Il giudice”, sostengono dalla società, “non ci ha difatti condannato al pagamento delle spese processuali, ma ha disposto “la compensazione delle spese tra le parti per la metà”. La società Lago D’oro, inoltre, rivendica la propria appartenenza territoriale. “Non è un’azienda campana arrivata nella Marsica diversi anni fa, perché la nostra azienda è nata e ha sede nel Fucino”. Per quanto riguarda invece un processo davanti al tribunale di Avezzano, il giudice ha respinto le richieste dei proprietari, accogliendo le argomentazioni del legale della società, avvocato Roberta Confortini, con una sentenza ormai passata in giudicato e integrale condanna alle spese degli stessi.
“Se la sentenza del Consiglio di Stato stabilisce l’obbligo del permesso a costruire in zona agricola e in riferimento all’interramento di un tubo di plastica a fine irriguo, che, tra l’altro, sostituisce un precedente impianto fuori terra assentito da ogni proprietario”, sottolinea per l’azienda Luig D’Apice, che è anche presidente della società ortofrutticola Opoa-Marsica, la più grande d’Abruzzo, “è evidente che, oltre a essere un precedente giurisprudenziale, mette a rischio tutti quegli impianti in Italia che, come quello dell’Azienda Lago D’oro, non hanno detta autorizzazione.
Infatti, dalle ricerche effettuate, nessun Comune italiano ha mai richiesto questo tipo di autorizzazione perché dalla normativa di settore, che individua ipotesi tassative per il permesso a costruire, tale fattispecie non è prevista. Si crea, quindi”, conclude, “un precedente pericoloso nel Fucino, ma anche in tutta Italia, che prevede valanghe di ricorsi”.