Avezzano. Erano stati colti sul fatto, mentre operavano in un laboratorio per la lavorazione della marijuana destinato al mercato marsicano e a quello romano. Droga proveniente da due vicine piantagioni nascoste in terreni a poca distanza dal casello di Tagliacozzo dell’autostrada Roma L’Aquila.
La guardia di finanza aveva sequestrato una quantità impressionante di sostanza stupefacente, oltre 300 chili, e tre persone, tutte albanesi, erano state arrestate. Ora la banda è stata condannata dal tribunale di Avezzano. Per ogni componente, Ylli Sina (50), Marjo Sina (35) e Vilson Kaja (29), il giudice del tribunale di Avezzano, Daria Lombardi, ha emesso una condanna di 4 anni e 4 mesi di reclusione, oltre a 20mila euro di multa ciascuno. I tre erano stati sottoposti a rito immediato e diverse udienze erano saltate a causa dell’emergenza covid. L’operazione è stata portata a termine a ottobre del 2019 dai finanzieri del Comando provinciale di Roma, che avevano sequestrato oltre 310 chili di droga. Le accuse mosse dal sostituto procuratore della Repubblica di Avezzano, Maurizio Maria Cerrato, sono di coltivazione e spaccio di sostanze stupefacenti, resistenza e violenza a pubblico ufficiale.
I finanzieri del Gruppo di Tivoli, dopo diversi giorni di appostamenti e sopralluoghi nei boschi marsicani, avevano individuato nella parte sottostante a un cavalcavia, nascosto tra la fitta vegetazione, l’opificio clandestino attrezzato per la lavorazione della droga e munito di reti di plastica sulle quali venivano posizionate le piante per l’essiccazione, da sottoporre, poi, a lavorazione e suddivisione in dosi. Adiacente al laboratorio, i finanzieri avevano scoperto due appezzamenti di terreno adibiti alla coltivazione della cannabis, con annesso canale di scolo. Al momento dell’intervento erano all’opera i tre uomini di nazionalità albanese, che avevano tentato la fuga opponendo resistenza. I tre stranieri, assistiti dall’avvocato Antonio Milo, sono accusati anche di resistenza a pubblico ufficiale. Erano state comunque trovate oltre 400 piante, alte dai due ai tre metri, che erano giunte alla piena maturazione, pronte per essere estirpate. Rinvenuti anche piccozze, machete, coltelli e contenitori di fertilizzante. Nelle abitazioni dei tre erano state, inoltre trovate dosi di hascisc e di marijuana già pronte per la vendita.
La merce sequestrata avrebbe potuto fruttare sulle piazze di spaccio oltre 700mila euro.