Avezzano. Sconcertante colpo di scena nel giallo della morte di Maria Teresa Campora (44). Dai rilievi eseguiti dal reparto scientifico dei carabinieri, le impronte digitali lasciate sul bigliettino di addio non sono sue. Sul foglio manoscritto, ritrovato nella macchina parcheggiata in strada subito dopo la morte a colpi di coltello avvenuta nell’orto, sono state rinvenute tre impronte digitali. Di queste, solo una è compatibile con quelle della vittima.
Questa ultima inquietante scoperta rende ancora più intrigato il giallo di San Donato, riaperto dal giudice del tribunale di Avezzano, Maria Proia, alla luce delle numerose incongruenze che caratterizzano la vicenda e che escluderebbero l’ipotesi di un suicidio. Alla teoria del suicidio non hanno mai creduto né i genitori, che si sono opposti all’archiviazione, né il marito. Oltre al Dna ritrovato sotto i polpastrelli della donna, che appartengono al profilo genetico di un uomo e di un’altra donna non ancora identificati, ora a rendere il caso ancora controverso sono anche le impronte digitali rilevate dagli investigatori.Le altre due appartengono ad altre persone. Sul biglietto c’era scritto “Lascio tutto come vuole papà”. Ma come è possibile che quel foglio sia stato afferrato da altre persone se veramente è stato scritto dalla commerciante di San Donato? Un altro punto ritenuto di fondamentale importanza per il giudice è quanto emerso dall’autopsia. Ha infatti mostrato la frattura di una costola causata dalla violenta coltellata. Una circostanza difficilmente compatibile, secondo il giudice, con un gesto autolesionista data l’esile corporatura della donna. Spingendo il coltello contro il torace, aiutandosi con l’albero che aveva vicino, non avrebbe mai potuto avere la forza di fratturare la costola. Su questi punti ora gli inquirenti dovranno fare chiarezza e dovranno capire a chi appartengono le impronte digitali e soprattutto a chi appartengono i due profili genetici che la vittima aveva sotto i polpastrelli.