Avezzano. Colpi di pistola contro l’auto che forza il posto di blocco, sotto accusa 6 forestali. L’episodio risale 12 maggio del 2012 quando un automobilista di 20 anni, alla guida di una Golf Volkswagen, non si fermò all’alt della Forestale. Il giovane venne accusato di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e poi assolto.
La questione più importante riguarda la traiettoria dei colpi che vennero sparati. Secondo l’accusa, infatti, furono due i colpi partiti da una pistola Beretta calibro 9 contro la parte posteriore del veicolo da quattro e nove metri di distanza. Secondo alcune posizioni, invece, sarebbero stati sparati in aria o indirizzati alla parte bassa dell’auto per colpire gli pneumatici.
Le perizie sono state messe a confronto nel corso del processo che si è tenuto ieri mattina al tribunale di Avezzano a carico dei sei carabinieri forestali. Le perizie dei consulenti tecnici della Procura parlano di due colpi, mentre la relazione del consulente di parte sostiene che uno sia stato sparato verso l’alto.
Durante il processo sono state acquisite le testimonianze di alcuni carabinieri che sono intervenuti dopo l’episodio, in particolare quella dell’allora comandante del nucleo operativo Marco Mascolo e di un altro militare. Questi ultimi sono stati ascoltati davanti al pubblico ministero Lara Seccacini. A rilasciare dichiarazioni circa l’avvenimento anche il giovane che era alla guida dell’auto, A.C., difeso dall’avvocato Eleuterio Simonelli, e i due periti balistici della Procura.
I colpi calibro 9, secondo la relazione esposta dai tecnici, erano due, e non uno come si riteneva precedentemente. Uno è stato ritrovato nell’auto, e un non è stato mai trovato, a parte un piccolo frammento. Il consulente balistico di parte, Davide Minervini, sostiene, nella relazione depositata, che uno dei colpi, quello di avvertimento, sarebbe stato sparato in aria, e l’altro comunque al di sotto dell’altezza uomo.
Sotto indagine, dopo i fatti, erano finiti colui che avrebbe sparato, Fabio Cicchinelli, accusato di tentato omicidio e falso, oltre a cinque colleghi dell’allora Corpo Forestale dello Stato, Stefano Caringi, Irina Stecconi, Fabio Paris, Lino Lovallo e Silvio Tarquini, per falso materiale e ideologico. Gli altri agenti finirono sotto indagine per «aver formato atti parzialmente falsi diretti all’autorità giudiziaria, sottoscrivendoli come verbalizzanti». Il difensore è l’avvocato Antonio Milo. Il processo davanti al collegio del tribunale di Avezzano è stato rinviato al 7 marzo prossimo con l’audizione di tre test del pubblico ministero.