“Se io fossi Babbo Natale…”
E’ la notte di Natale: il cielo è tutto stellato e un immenso silenzio avvolge il mondo. Babbo Natale ha consegnato in tutte le città i regali chiesti, ma per portare a termine la sua missione, rimane l’Abruzzo ed, in particolare, un piccolo paese di montagna: Tagliacozzo. Sorvola il borgo estasiato da tanta bellezza. Ad un certo punto avverte un rumore, si volta e vede il sacco dei regali aperto e i doni che volano nel cielo. Alcuni pacchetti sono di color rosso, simbolo dei vizi; altri arancione, simbolo delle virtù, altri verde simbolo della speranza. Ordina alle renne di fermarsi sopra un tetto per recuperare i regali. Le renne ubbidiscono e si fermano sul tetto del Municipio. Si ricorda che aveva in fondo alla slitta un sacco particolare che conteneva i sogni, le virtù e i vizi degli uomini. Si accorge, inoltre, che nel sacco c’è una fascia colorata con le tinte della pace e un’altra sulla quale è scritto che i sogni, nell’immaginario collettivo, trovano spazio di inserirsi tra realtà e fantasia e, quindi, si allargano per alimentare la speranza del cuore. Leggendo il mito “Il vaso di Pandora”, abbiamo capito che la speranza è sempre l’ultima a morire e ci aiuta nei momenti difficili, ma era rimasta nel fondo del sacco perché nessuno l’aveva chiesta, nonostante il mondo fosse afflitto da tanto dolore. Babbo Natale si accorge che i vizi hanno sparso tanta tristezza, quindi decide di dare al sindaco la fascia della pace, ai cittadini i sogni e la speranza e ai bambini la libertà di giocare il diritto a essere felici. Sposta, poi, la slitta sul campanile della chiesa perché pensa: “Il parroco saprà più di tutti quanto sono importanti la dignità e l’umanità di ogni abitante! E non solo! Egli sarà imparziale nell’elargire i doni anche perché il paese, come tutte le altre città, ospita tanti immigrati di nazionalità diverse che hanno bisogno di stima, affetto e amicizia”. A Babbo Natale rimane una sola preoccupazione: “Come avrebbero usato i sogni e le virtù i cittadini? Egoisticamente o in maniera altruista?”. Riflette a lungo e si convince che in fondo al cuore di ogni uomo c’è sempre la bontà e la capacità di donare e che la speranza è un dono inestimabile che dovrà rimanere sempre acceso per costruire un mondo migliore! Pensa ancora che, senza i sogni, l’uomo sarebbe disperato, scoraggiato e triste. Parte sereno e, innalzandosi nel firmamento, dà di nuovo uno sguardo alla cittadina, convinto di averle lasciato i doni più preziosi.