La neve cade lenta e silenziosa sulla strada senza veicoli. Sono alla finestra della mia camera, guardo oltre i vetri la fitta neve che mi impedisce di vedere in lontananza. E’ una sera magica, particolare, sembra quasi preparata per un avvenimento eccezionale. La fiamma scoppietta nel camino acceso, mio nonno bada che il fuoco non si spenga e stizza, stizza un gran ceppo, perché deve durare tutta la notte (così lui dice).
-Perché tutta la notte?- Gli chiedo, ma lui non risponde e io torno a guardare fuori dalla finestra.
Qualcosa attira la mia attenzione: c’è un asinello con sulla groppa una giovane donna, avvolta in una coperta e davanti un uomo che guida l’animale.
Si avvicina a casa mia e bussa alla porta; un brivido mi percuote e io corro ad abbracciare la mia mamma.
-Chi siete?- Domanda il mio papà.
La risposta è semplice:-Siamo una famiglia, veniamo da lontano, la mia donna aspetta e siamo molto stanchi.
Papà non ha esitazione, è generoso e ospitale, come tutta la gente della nostra terra, la Marsica.
Esce fuori, porta l’asino nella stalla e fa entrare l’uomo e la donna in casa, si chiamano Maria e Giuseppe. Mamma offre loro una tazza di brodo caldo e poi un bel piatto di polenta. Io li osservo e penso:-Forse vengono dal Kossovo o dall’Albania, come le mie due amiche di scuola!
Poco dopo la giovane comincia a star male, mamma corre a chiamare una sua amica dottoressa, perché Maria deve partorire.
Non molto tempo dopo sento un pianto di bimbo, è nato un maschio e noi ci abbracciamo felici.
Una luce gialla, come un lampo, attraversa casa mia; a me sembra un sogno tutto quello che succede dopo. Quella notte del ventiquattro Dicembre il cielo è pieno di stelle: ha smesso di nevicare e noi siamo tutti svegli.
La strada si riempie di gente: arrivano i nostri pastori e i contadini del Fucino, uomini e donne di Cerchio, Aielli, Trasacco e da altri paesi marsicani che portano doni al piccolo nato. Giungono gli operai dello Zuccherificio di Celano e della cartiera Burgo di Avezzano. Sono davanti a casa mia per adorare il neonato e… sperano, in un lavoro che non c’è.
Vengono giovani studenti e anche i terremotati. Tutti si danno la mano e poi si inginocchiano, le parole ora sono inutili. Sarà la notte del Miracolo?
Classe IV, scuola Luigi Marini di Celano