E fu lago, olivi e colline verdeggianti ricoperte di frutti rossi, gialli, arancio.
Facevano da cornice ad un paese assonnato ma popolato da uomini duri e forti in battaglia.
Qualcuno li vinse e con il tempo anche il lago sparì. Con esso andarono anche frutti, olivi e pescatori.
Rimasero i monti e vennero pastori, contadini, garzoni e cafoni.
Lenti erano i ritmi della vita quotidiana e lontano il rumore della storia.
La speranza univa quelle anime e l’attesa di un uomo a rapire la miseria era molto forte.
L’attesa era lunga, la terra sempre più dura ma la fede accompagnava tutte le loro azioni.
Qualcosa sbocciò.
Tutto diventò ricchezza.
Vennero altri pastori, altri contadini e altri schiavi.
La nostra terra sembrava quella promessa ma nessuno spiegò la sua durezza.
Anche gli uomini diventarono duri, tutti gli uomini, chi c’era e chi arrivò.
Sembrava una babele di anime, di lingue, di odori, di sudori e di ricerca continua di un lavoro che non c’era più.
Qualcuno li guardò, annusò il tanfo dei grandi e l’odore dei piccoli fiori.
Forse si arrabbiò, forse si commosse o forse ebbe pietà e misericordia.
Fu così che in una notte d’inverno, con la terra resa ancora più dura dal gelo, venne anche lui a cercare riparo.
Svegliò tutti i piccoli, li fece parlare tra di loro ed essi condivisero pane ed acqua.
Egli parlò solo con loro e li preparò per un mondo nuovo senza fame e miseria dove dominava l’amore e il rispetto per la terra, l’unica che poteva dare a tutti, frutti e riparo.
Classe IV A, scuola Don Bosco di Avezzano