Avezzano. Il gruppo di animazione liturgica della Parrocchia San Giovanni di Avezzano ha mandato in scena il “Gigante egoista” di Oscar Wilde, il 13, 14 e 15 aprile scorsi. Si tratta di uno spettacolo di narrazione e suggestioni sensoriali, con canzoni, suoni, odori e sapori. Sette attori, un musicista ed un piccolo gruppo di spettatori, perché questo tipo di spettacolo non vuole essere una celebrazione degli attori bensì degli spettatori che sono i veri protagonisti di tutto il percorso. Gli attori diventano semplicemente uno strumento attraverso il quale gli spettatori si mettono in scena. Il successo è stato immediato e le numerose richieste di repliche hanno indotto gli organizzatori a riproporre lo spettacolo domenica 22 aprile, in cinque repliche, dalle 18.00 alle 22.00, nei saloni della Parrocchia San Rocco di Avezzano. Chi di noi ha studiato Oscar Wilde a scuola difficilmente ne ha sentito parlare anche come di uno scrittore di favole per bambini: “Il ritratto di Dorian Gray”, “L’importanza di chiamarsi Ernesto” o il “De Profundis” sono in genere i primi suoi titoli che ci tornano alla mente. Bene, per un attimo mettiamoli da parte, e parliamo de “Il gigante egoista”. Il racconto, scritto da un “empio”, è capace di filtrare ai bambini il senso del divino attraverso una storiella semplice, lineare e suggestiva, con un improvviso finale a sorpresa, commovente e paradisiaco. Un racconto di luce, di speranza, in cui Oscar Wilde ha voluto, attraverso la leggerezza di una fiaba, porre l’accento sulla necessità di credere in un messaggio di speranza a cui aderire con gesti d’amore per aiutare il nostro mondo ad essere migliore. La trama è in breve la seguente: il gigante egoista, di ritorno da un lungo viaggio, scopre che i bambini del paese avevano preso l’abitudine di giocare nel meraviglioso giardino fiorito della sua casa e, inferocito, li caccia in malomodo. Giunge dunque l’Inverno: la fredda stagione si trova talmente bene nel triste giardino del gigante che decide di non abbandonarlo più. Al di là del muro di cinta era tornata la bella stagione, ma grandine, gelo e neve non avevano abbandonato la dimora del gigante. Quando sembrano ormai perse le speranze di rivedere i colori e i germogli delle piante, ecco che una mattina la Primavera fa di nuovo capolino nel giardino: i bambini hanno approfittato di una breccia nel muro di cinta e sono tornati a giocare fuori della casa del gigante che, entusiasta, li accoglie a braccia aperte. C’è però fra tutti un bambino che è così piccolo da non riuscire a salire sull’ultimo albero dove si trovano ancora i segni dell’inverno: il gigante lo aiuta a salire e l’albero fiorisce. Molti anni dopo, quando il gigante è stanco e molto vecchio, quel bambino tornerà di nuovo nel giardino. Ha delle ferite sui palmi delle mani e sui piedi: il gigante, furioso, gli domanda chi abbia osato fargli del male, ma il bambino lo rassicura e lo accompagna dolcemente verso il sonno eterno. A tutti voi consigliamo di vivere questa bellissima esperienza. Gianluca Rubeo