L’Aquila. “L’infermiere è una figura della quale si parla ancora troppo poco nel nostro Paese, ma che rappresenta un importante riferimento per il mondo della sanità e per i cittadini”; lo ha affermato il Presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, intervenendo al seminario dell’IPASVI sul tema “Gli infermieri quale ruolo nella riorganizzazione sanitaria abruzzese”, che si è svolto questa mattina a Pescara. Chiodi ha poi spiegato che, secondo una recente indagine del Censis, l’infermiere gioca un ruolo positivo nella sanità attuale e può essere uno dei principali protagonisti della buona sanità del futuro. Chiodi: “qualche tempo fa, quello dell’infermiere era un lavoro che non necessitava di requisiti particolari, ma con il tempo ha saputo incrementare gradualmente il proprio livello di specializzazione”.Il Presidente della Regione ha parlato del cambiamento e dell’evoluzione dell’offerta sanitaria negli ultimi anni e degli enormi sacrifici che i recenti governi hanno chiesto alla sanità con l’attuazione di tagli lineari. “La risposta al problema della sostenibilità – ha affermato – è nella ricerca e nel conseguimento di un equilibrio tra bisogni e costi per soddisfarli, ma se vogliamo mantenere gli attuali livelli dei servizi ai cittadini, dobbiamo attuare una organizzazione ed una gestione del sistema sempre più evolute”. Secondo Chiodi, la sanità del futuro sarà più orientata di oggi al territorio, fatta di prevenzione e con pochi ospedali ad alta specializzazione “e in tale contesto l’infermiere giocherà un ruolo altamente significativo”. “Già oggi la professione dell’infermiere attira sempre più giovani perché consente loro di trovare lavoro rapidamente” (a un anno dalla laurea hanno trovato posto il 93% degli infermieri, il dato più alto per le professioni sanitarie: NDR). “La nostra sanità era una delle peggiori d’Italia, con la firma di un piano di rientro ed un commissariamento”. “In Abruzzo abbiamo sempre dato rilievo al personale infermieristico che rappresenta il 40% del personale assunto nelle nostre Asl”. “Infatti, nonostante i vincoli ristretti imposti dal piano di rientro legati al blocco del turnover, nel 2012 vi sono 5.861 infermieri mentre nel 2008 erano 5.821, non solo siamo riusciti ad attuare le sostituzioni a seguito dei pensionamenti ma abbiamo assunto di più”. Chiodi ha detto che a livello nazionale la media nel rapporto infermieri/abitanti è di 4 infermieri ogni 1000 abitanti, in Abruzzo invece ci sono 5 infermieri ogni 1000 abitanti; “un dato in controtendenza rispetto alle altre regioni in piano di rientro che per il problema dei costi hanno ridotto il numero degli infermieri (tale quoziente nel Lazio, in Campania e in Puglia non supera il 3,7). “In ambito regionale abbiamo sempre riconosciuto un ruolo fondamentale alla figura dell’infermiere: un esempio è il loro inserimento nei gruppi di verifica dell’accreditamento istituzionale”. “Proprio in questi giorni è partito il corso di formazione del Gruppo Gera gestito dall’Agenzia Sanitaria Regionale per formare dei valutatori che andranno nelle strutture pubbliche e private a controllare che siano rispettati tutti gli standard richiesti per l’accreditamento delle strutture, tra di essi ci saranno anche gli infermieri”. “Inoltre, un ruolo di rilievo è stato riconosciuto ai rappresentanti dell’IPSAVI sia all’interno della Commissione Regionale ECM, con lo scopo di dare voce alla categoria degli infermieri nel definire il Piano del fabbisogno formativo regionale e sia in sede di redazione del decreto per la rideterminazione delle dotazioni organiche, al fine di definire il fabbisogno di personale infermieristico”. “Gli infermieri”, ha concluso “nella sanità del futuro saranno i veri protagonisti del cambiamento, che renderanno i servizi per il prossimo sempre più adeguati alle nuove esigenze di salute”. “Come Regione, nei prossimi anni, se ci saranno a disposizione le risorse finanziarie cercheremo di assumere sempre più infermieri per migliorare ancora di più l’erogazione dei servizi e cercheremo di dotarli delle tecnologie più sofisticate per permettere loro di offrire una continuità assistenziale personalizzata”.