Aielli. Il senatore Luigi Lusi, vice presidente della commissione bilancio al Senato, è intervenuto al convegno organizzato ad Aielli “Fascismo e storia d’Italia tra vicende individuali tragedie collettive” spiegando il ruolo del prefetto Letta nel panorama italiano dell’epoca. Un caro saluto rivolgo a tutti gli ospiti, ai cittadini, alle Autorità tutte oggi presenti ad Aielli. Questo è l’anno nel quale abbiamo solennemente celebrato il 150° anniversario di quel 17 marzo 1861 che sancì – con la proclamazione di Vittorio Emanuele II a Re d’Italia – il compimento del processo unitario, la nascita del nostro Stato nazionale: un processo iniziato con la stagione del Risorgimento italiano. Trovo molto opportuno il titolo di questo convegno: in particolar modo il tratto di correlazione tra le vicende individuali e le tragedie collettive. E’ un argomento più che attuale. Perché sembra che proprio il Risorgimento, causa di alcune scelte discrezionali non certo dovute od obbligate da chicchessia, sia stato soppiantato – solo figurativamente, grazie al ciclo – ad Aielli dal Fascismo. E’ forse perché il Risorgimento viene considerato un periodo ormai obsoleto, troppo lontano da noi, che si è deciso sostituire il nome di una piazza a quel grande periodo storico dedicato con il nome di un prefetto del tempo del fascismo? Parafrasando il Manzoni, si potrebbe dire: chi è costui? Guido Letta, nato ad Aielli – come ha più volte evidenziato l’attuale Sindaco di Aielli, per motivare l’intitolazione della piazza – si prodigò per la ricostruzione del paese dopo il terremoto del 1915, facendo edificare anche l’acquedotto e un pastificio. Senza dubbio, tutti lodevoli interventi. Egli, come già hanno ricordato altri interventi, fu tra i più rigorosi attuatori delle leggi razziali varate a partire dal 1938, inizialmente dal regime fascista e poi dalla Repubblica Sociale Italiana, a cui Guido Letta aderì. Quelle leggi, con i conseguenti regolamenti e attuazioni, innestarono un meccanismo infernale che macchiò tutta la società italiana. Il giudizio storico, allora, ritengo debba soffermarsi su due momenti ben precisi: il comportamento di un alto funzionario dello Stato, durante il fascismo; la scelta discrezionale di un Sindaco della Repubblica. Sul primo momento,quello relativo al comportamento di un alto funzionario dello Stato ai tempi del fascismo, il pensiero non può che andare al rapporto fra il senso del dovere – del quale è impregnato lo svolgimento del servizio di alto funzionario dello Stato – nei confronti del rispetto verso l’ordinamento giuridico statuale al quale è preposto e il legittimo esercizio dell’obiezione di coscienza nell’esercizio della funzione statuale. Già allora, pur in costanza dello Statuto Albertino, la storia ci ha tramandato numerosissimi esempi di funzionari, servitori dello Stato – ancorchè durante il fascismo – che pur ligi e fieri del loro ruolo pubblico, non fecero mai venir meno – penso a molti rappresentanti delle Forze dell’Ordine, delle Forze Armate, magistrati, solo per fare alcuni esempi – il prevalere, nell’azione derivante dalla funzione pubblica loro conferita, della coscienza alla cieca esecuzione di ordini, gerarchicamente loro affidati, volti alla soppressione dei più elementari principi di umanità e convivenza di popoli e credi religiosi. Per quanto riguarda il secondo momento, quello relativo alla scelta discrezionale di un Sindaco della Repubblica, il giudizio non può che essere lapidario. La scelta del nome da attribuire ad un luogo pubblico diventa, in re ipsa, occasione per svolgere una riflessione sulla storia e sulla identità di una nazione. Proprio perche’ discrezionale, il Sindaco e l’Amministrazione che lo sostiene ben avrebbero potuto ringraziare delle buone gesta compiute – a quasi un secolo di distanza dal post terremoto del 1915 – l’intera famiglia Letta – che nel frattempo mi risulta abbia proseguito con indomito e gratuito affetto ad onorare la terra natia di Aielli sostenendo azioni ed opere disprezzate in questo bellissimo Comune. E’ proprio in questa fase storica nella quale la politica è accusata di tutto e di più, mi permetto di evidenziare come sia precipuo compito della politica stessa quello di essere promotrice, a qualsiasi livello, soprattutto quando si rievoca la storia – di tutti e non solo di alcuni – di azioni che lascino il segno, senza dare adito alcuno a divisioni o, peggio, riaprire dolori e ferite difficilmente rimarginabili. Il rispetto della memoria di quanto accaduto nel passato, nonché delle cause e dei loro responsabili, è sempre necessaria e insostituibile. Siamo tutti, ognuno col proprio bagaglio personale, emigranti nel tempo che conservano il ricordo del passato, con l’obiettivo di andare verso un futuro, per certi versi ancora ignoto. Ecco perché diventa importante affidare, attraverso la cinghia di trasmissione dell’idealità e della conseguente progettualità, alle nuove generazioni figure di Uomini che hanno creduto nei valori e negli ideali di libertà, pace e giustizia, valori consacrati da tempo nella nostra Costituzione. Un patrimonio da custodire gelosamente contro i particolarismi e il pressapochismo che rischiano di affossare la memoria storica e il futuro del nostro Paese”.