Avezzano. L’ombra nera delle patate francesi aleggia come ogni anno sul mercato agricolo italiano, in perfetta concomitanza con la raccolta delle famose patate del Lago Fucino. E come da copione che si rispetti anche quest’anno il prezzo all’apertura del mercato pataticolo gioca fortemente al ribasso con una rapida discesa del prezzo dai 13 euro al quintale che precipita verso gli 8 euro. “Premesso che il minimo sindacale concesso ad un agricoltore, per poter coprire i costi di produzione è all’ingrosso di 20 euro al quintale (cifra alla quale i produttori del Fucino si sono dovuti nel tempo abituare, per poter definire una annata come “buona”, ma che lascia sempre un gusto amaro), una così forte discrepanza fa certamente presagire che sarà una delle annate “nere” da ricordare per gli agenti del settore”, ha commentato Antonina Cofini di Marsi 5 Stelle, “che ruolo hanno in tutto questo i commercianti? Se non determinante il loro ruolo è di forte impatto. Premesso che ogni categoria di lavoratore agisce fortemente per la salvaguardia dei propri interessi, tuttavia i principali commercianti del Fucino e del resto d’Italia conoscono e sono abituali frequentatori del mercato francese, che ogni anno apre le porte e riversa sul mercato italiano milioni di quintali dell’appetitoso tubero”.
“Peccato però che in fase di vendita spesso e volentieri si decida di smerciare la patata d’Oltralpe come la famosa patata del Fucino”, ha continuato, “ora i clienti e i produttori come di consueto si domandano: chi dovrebbe
controllare se di fatto ciò che viene venduto è effettivamente quello che si legge sull’etichetta? Il fatto è che non si può essere certi che l’indicazione che il commerciante sia italiano o della zona del Fucino garantisca che lo sia anche il prodotto venduto. In più saremmo poi così sicuri che se fossero le patate italiane ad invadere il mercato francese i cugini e i governanti d’Oltralpe sarebbero così “buoni” da permetterlo? Infine e non è cosa da poco, il costo inferiore del prodotto francese spesso è dovuto agli inferiori costi di produzione di questo prodotto. Già tempo fa un
famoso programma televisivo di inchiesta documentava come i produttori francesi facciano utilizzo di trattamenti fitosanitari a basso costo e dichiarati fuorilegge dal servizio sanitario italiano. È per questo che gli agricoltori del
Fucino sopportano dei costi di produzione maggiori, ma che vanno a tutela della salute del consumatore.
Non dimenticando poi che la nostra patata è qualitativamente superiore sia nel gusto che per le proprie qualità organolettiche. E questo è solo uno dei tanti problemi che quest’annata particolare ha apportato all’agricoltura locale. Ora la domanda nasce spontanea: chi aiuterà gli agricoltori del Fucino? Probabilmente nessuno, come sempre è accaduto finora, perché vi è una malcelata incapacità politica di gestire problemi ai quali non si saprebbe dare
una soluzione. Complice delle mancate soluzioni offerte dalla politica vi è però l’atteggiamento degli agricoltori stessi che nel corso dei decenni avrebbero dovuto fare rete e affrontare prima della stagione successiva l’annoso problema.
È necessario che la politica comunque si faccia carico insieme alle associazioni di categoria del settore, di concertare una strategia, che preveda nel tempo la messa a punto di un sistema di contrasto, il quale riesca a convincere e
coinvolgere il maggior numero di imprenditori agricoli che lavorare insieme è sempre meglio che lavorare da soli, si sente meno la fatica”.