Avezzano. Sindacati contro la rivolta anti-centrale a biomasse. Dopo l’approvazione della regione dell’impianto Powercrop, che dovrà essere realizzato nel nucleo industriale di Avezzano, la situazione è in fase di stallo e tra due mesi i lavoratori dell’ex zuccherificio di Celano, che attendono di essere riassorbiti dalla nuova realtà industriale, andranno incontro alla mobilità. Sul caso la Uil punto il dito contro la politica e chiede che vengano rispettate le leggi. La Regione ha infatti dichiarato ufficialmente l’impianto non inquinante approvando il progetto, ma i sindaci locali si oppongono. Nel 2006, dopo la chiusura dello zuccherificio di Celano a causa della riduzione delle quote zucchero in Europa per l’Ocm (Organizzazione comune di mercato), fu approvata la legge 80 che regolamenta le riconversione del settore bieticolo. A Celano furono assegnati 45 milioni di euro per smantellamento, ammortizzatori sociali e riconversione. Tra questi provvedimenti, dunque, anche il riassorbimento di 53 lavoratori. L’opposizione dei sindaci e dei consigli comunali di Avezzano e Luco dei Marsi rischia però di far saltare tutto, anche il reimpiego dei lavoratori. In realtà il parere contrario è stato espresso anche dai residenti, da istituzioni locali e provinciali, organizzazioni agricole (Cia, Coldiretti e Confagricoltura), Corpo Forestale dello Stato, associazioni ambientaliste e Riserva Naturale regionale del Monte Salviano. Tutti contro, insomma, tranne l’organo ufficiale cioè la Regione che con la Valutazione di impatto ambientale (Via) ha dato l’ok al progetto ritenendolo in regola. «Su questa situazione bisogna prendere una decisione definitiva e in fretta», ha tuonato Leonardo Lippa, responsabile provinciale di Uila Uil, «non solo per i lavoratori, ma anche per l’indotto che è venuto a mancare dopo la fine del settore bieticolo nel Fucino. Secondo le leggi in vigore il progetto è stato ritenuto in regola e non possono essere i sindaci, che forse vedono troppi fantasmi, a decidere contro ciò che l’attuale legislazione prevede. Se l’impianto è inquinante», ha aggiunto, «allora lo dicano gli organi preposti a farlo, ma se così non è si proceda la realizzazione del progetto e il conseguente riassorbimento dei lavoratori che il 31 dicembre si ritroveranno, altrimenti, senza un reddito». La cassa integrazione scade infatti alla fine dell’anno e non potrà essere più rinnovata.