Si dice che l’imprenditore bravo sia colui che riesce a fare molto più di quello che la gente si possa aspettare con molte meno risorse di quello che uno potrebbe immaginare. A giudicare dai numeri, Gaetano Miranda, l’uomo che è dietro ai due McDonald’s di Avezzano e L’Aquila, rientra a pieno in questa definizione. In una manciata di anni ha reso i due punti Mc tra i più efficienti e tra i meglio gestiti in circolazione.
Lavoro come valore. Miranda è un imprenditore che parla con i fatti. Ha dato lavoro a quasi cento persone, ha permesso a tanti giovani di crearsi una famiglia. Tutti giovani del territorio abruzzese, in particolare marsicano e aquilano, di cui ben l’85 per cento con un lavoro a tempo indeterminato. Vede il lavoro non solo come un bene, ma come un valore.
Le persone al centro. “Non mi piace guardare i numeri”, spiega Miranda, “ma l’impatto di ciò che faccio su tutto ciò che mi ruota intorno. Le persone prima di tutto. Questo ha avuto un impatto concreto nella vita di molti ragazzi, come potersi permettere una casa o una macchina o pianificare una famiglia… Io stesso molte volte ho cercato in prima persona di aiutare dei dipendenti a ottenere dei tassi convenzionati con le banche in modo che potessero costruirsi un futuro”.
La riconoscenza. Sapere di poter cambiare in meglio la vita di qualcuno, probabilmente, è la più alta forma di gratificazione di un imprenditore responsabile. Per lo meno così sembra essere per il caso Miranda. “In realtà di molte cose non me ne rendo conto”, spiega, “però spesso quello che vedo è la riconoscenza, questo assolutamente sì.
Fare gruppo, fare sistema. “C’è stata una visita operativa dei responsabili McDonald’s all’Aquila per controllare tutto”, racconta Miranda, “e in quella occasione ricordo che i ragazzi, tutti insieme, in monoblocco, si sono adoperati facendo anche cose che nessuno gli aveva chiesto: straordinari, pulizia all’inverosimile e organizzazione del lavoro. Erano così partecipi del sistema che se nel caso la visita fosse andata male, avrebbero pensato: “c’è qualcosa che non abbiamo fatto bene”. Si uniscono tutti e fanno gruppo e questa cosa è per me la più grande forma di riconoscenza”.