Pescasseroli. “In tutti questi mesi, il nostro lavoro è stato canalizzato nella gestione di un giovane orso, J. Carrito. “Tutti i dipendenti del parco e dei Carabinieri Parco d’Abruzzo hanno lavorato senza sosta, giorno e notte con un unico intento: evitare la captivazione dell’orso. Da maggio a gennaio questo è stato il nostro unico obiettivo che abbiamo perseguito cercando da una parte di allontanare l’orso da situazioni pericolose e cercando, attraverso la dissuasione, di rieducarlo ad una vita selvatica”.
È diventato virale nel giro di qualche ora, un post su Facebook, pubblicato da Roberta Latini, biologa del servizio scientifico del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Latini è una delle professioniste del Pnalm che per mesi ha seguito le scorribande dell’orso più social d’Italia. Che tutta l’Italia ha amato e riconosciuto come simbolo dell’Abruzzo. Da qualche giorno rinchiuso in un recinto di un’area faunistica che si trova a Palena, in provincia di Chieti. A catturare l’orso è stato il personale del Parco della Maiella, il parco che ha iniziato a gestire l’orso dopo il suo risveglio dall’ibernazione.
Uno scritto che regala emozioni e che a leggerlo e a ripensare alle tante immagini che in questi mesi ci sono arrivate di quell’orso enorme per la sua età, lasciano anche dell’amaro in bocca.
“Dall’altra c’è stato il lavoro incessante della nostra Direzione che si è prodigata affinché tutti gli Enti territoriali si impegnassero per riportare il contesto ambientale a misura di orso (prevenzione, rimozione dei cassonetti, cassonetti anti orso, ordinanze…”, continua la biologa.
“Sono state tantissime le riunioni con Regione, Prefettura, Ministero, Ispra, Comuni ecc. Tutto ciò è stato necessario perché il territorio utilizzato da Carrito era tutto fuori dalle competenze del Parco.
Non ho mai visto i miei colleghi appassionarsi così tanto ad un animale: tutti noi abbiamo lavorato con pazienza, professionalità e passione per questo orso. Abbiamo fatto il tifo per lui, abbiamo parlato con le persone, non ci siamo risparmiati neppure la notte di Natale e siamo andati avanti con coraggio e determinazione nonostante la merda che molta gente ha continuato a buttarci addosso. Abbiamo continuato a lavorare con la speranza che Carrito “mettesse la testa a posto” nonostante gli esperti di tutto il mondo fossero scettici, ma anche per dare tempo alle istituzioni di organizzarsi. Mi piacerebbe farvi leggere i messaggi di ogni fine turno: gioia, tristezza, sconforto. Messaggi ricchi di passione e di dedizione per il lavoro svolto. Abbiamo liberato questo “tonto” di orso da mille guai: è rimasto intrappolato in almeno 4 pollai! Abbiamo chiesto ai treni di rallentare quando nei primi mesi, come un soldato in trincea utilizzava i canali accanto alla ferrovia. Ci siamo anche molto arrabbiati con chi ha lasciato intenzionalmente il cibo per attirare l’orso o con chi si avvicinava insistentemente. Ogni comportamento sbagliato e l’inerzia hanno vanificato ogni nostro sforzo”, va avanti Latini, “abbiamo comunque sempre sorriso senza mai farci prendere dallo sconforto perché sebbene la conservazione punti alla popolazione, noi sappiamo che ogni individuo è prezioso”.
“Questo pensiero ci ha sempre dato la spinta per lavorare con il massimo impegno, nonostante ci rendessimo conto che ogni nostra azione veniva mortificata dall’assenza di risposta del territorio. Per noi Carrito è stato il Testimonial degli orsi. Abbiamo investito su questo orso in nome e per conto di tutti gli orsi: Carrito ha scoperchiato le falle del nostro contesto ambientale, sociale e culturale e per noi è stato un’opportunità per smuovere azioni e coscienze. Non abbiamo fallito. Abbiamo solo creduto ad un sogno. La vita reale è molto diversa da quella che vorremmo. Oggi di fronte a questa situazione mi resta un po’ difficile immaginare come possa avere un futuro questa specie se non siamo pronti all’espansione o a modificare i nostri comportamenti. Cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno, ma faccio davvero molta fatica.
Non so cosa succederà a Carrito, se il guru canadese gli insegnerà le buone maniere, se tornerà ad essere libero e con la testa a posto. Non esiste nessuno che può prevedere questo: gli animali ci stupiscono sempre!
Ma la verità è che dentro ciascuno di noi che si è adoperato per questo giovane orso resta la tristezza e un senso di impotenza non tanto per le sue sorti, ma perché tutto quello che abbiamo fatto sembra essere stato vano e questo a cascata si ripercuote su tutta la popolazione di orso. Mi chiedo quindi quando saremo pronti. Quando l’antropocentrismo lascerà spazio alla natura selvaggia, quando capiremo che occorre modificare i nostri comportamenti, anche banalmente con qualche rinuncia”.
“Mi fanno ridere certi commenti ingiuriosi nei nostri confronti. Persone che in modo bipolare passano dalle accuse animaliste per l’uso dei proiettili di gomma per poi passare alle accuse al parco che vieta loro la LIBERTA’ di usare questo territorio come gli pare e piace. Purtroppo cari miei bisogna decidere da che parte stare. Noi abbiamo scelto di stare dalla parte di Carrito. Voglio ringraziare i miei colleghi. A maggio ci siamo letteralmente scannati durante una riunione su Carrito. Oggi ci sentiamo vicini, uniti e tristi. Voglio ringraziare il mio Direttore, quello che forse più di noi accoglie su di sé questo senso di impotenza. Penso che se non ci fosse stato lui e la sua tigna, la vicenda di Carrito si sarebbe conclusa a giugno 2021”, conclude, “voglio ringraziare Carrito perché ci ha unito e ci ha mostrato il lungo lavoro che dobbiamo ancora fare.
Schopenhauer ha detto: “l’uomo ha fatto della Terra un inferno per gli animali”, ma aggiungerei anche per se stesso”.