Avezzano. Sempre calda la polemica in città sull’impianto a biomasse Powercrop. In attesa dell’incontro fissato per domani in Regione è intervenuto Sergio Rozzi, presidente ERCI team Onlus – Responsabile del Centro Natura Marsica. “Premesso che una tale questione di rilevanza fondamentale per la salvaguardia”, ha commentato Rozzi, “lo sviluppo economico e l’avvenire del nostro territorio, e al di là del fatto specifico, che si tratti o meno di un mega-impianto, non possiamo sottacere che gli Enti pubblici partecipanti alle varie riunioni (vedi Comitato inter istituzionale – anzitutto la Regione Abruzzo) fin dall’inizio non hanno mai portato a conoscenza della cittadinanza né le decisioni assunte, né le iniziative intraprese, non preoccupandosi neppure di informare almeno l’istituzione direttamente coinvolta nella autorizzazione al Progetto: il Comune di Avezzano. Era dunque inevitabile un’opposizione che comunque non deve essere di principio o … politica ! Va comunque una volta per tutte chiarito che: si tratta di un mega-impianto per la
produzione di energia, alimentato da fonti rinnovabili, le cosiddette biomasse. Progettato da una Società privata, che pare goda di consistenti appoggi da parte delle istituzioni, punta a fondi pubblici e si ricollega alle complicate e discutibili strategie per combattere il CO2, vale a dire il crescente inquinamento e riscaldamento atmosferico: crediti per la riduzione di anidride carbonica e dei gas serra. In realtà dal punto di vista energetico e ambientale le centrali a biomasse rappresentano un vero fallimento, e lo sarebbero anche dal punto di vista economico, se non fossero finanziate con incentivi pagati da noi contribuenti (CIP6 e certificati verdi); la realizzazione di impianti di medie e grandi dimensioni comporta, inevitabilmente, un aumento della distanza dai materiali necessari per il funzionamento degli impianti, con conseguente incremento della mobilità di mezzi pesanti e del relativo impatto ambientale; in assenza di una programmazione territoriale e di una governance della Regione Abruzzo sui territori, determina quindi effetti contrastanti con gli obiettivi che in questi anni hanno determinato il sostegno allo sviluppo degli impianti agro-energetici di piccole dimensioni (diffusi nella Marsica), nell’ottica esclusiva della multifunzionalità dell’agricoltura; una delle principali preoccupazioni, che andrebbe comunque confrontata con i dati Istat relativi all’ultimo censimento agricolo in merito alla cessazione delle attività agricole, riguarda il pericolo di trasformazione delle colture agricole attualmente destinate all’alimentazione umana (food) e alla zootecnia (feed) in colture finalizzate alla produzione di energia (fuel), con immaginabili alterazioni del mercato dei prodotti agricoli e zootecnici, rischiando di trasformare così la finalità originaria delle agro-energie – di attività integrativa del reddito in agricoltura – in attività para-industriale sostitutiva e distruttiva dell’agricoltura;
Troppi dubbi emergono: e sarebbe dunque essenziale lasciar spazio a seri interrogativi, capaci di suscitare riflessioni di fondo.
® Anzitutto non è chiaro come, e dove, verrà procurato il materiale per alimentare l’impianto.
® Si punta forse sui boschi della Regione dei Parchi, ancor oggi non sufficientemente protetti?
® Si punta sull’uso di rifiuti frammisti, e non di rado tossici?
® Si sono valutati gli effetti su aria, acqua e suolo, per non dire della biodiversità?
® Quali sarebbero le conseguenze sull’ambiente urbano e peri-urbano, sui prodotti agricoli del Fucino e sulla salute umana?
® Forse si pensa di far giungere le voluminose biomasse da fuori, con processioni di TIR tali, da produrre più CO2 di quanta non ne venga eliminata?
® E che dire del traffico continuo e potenzialmente pericoloso che invaderebbe un comprensorio finora relativamente tranquillo come il Fucino?
® Quale inquinamento non solo fisico e chimico, ma anche acustico e visuale (si è sentito parlare di una ciminiera alta 60 metri!) piomberebbe sulla Marsica, mutandone di colpo carattere e connotati?
® E infine, quali benefici potrebbero ricavarne i cittadini di Avezzano, che rinuncerebbero alla qualità ambientale per continuare a pagare i consumi di energia (in costante e incontrollato aumento) né più né meno come tutti gli altri utenti?
Tutto a mio giudizio verrebbe definitivamente risolto. Ora, dopo il lavoro eseguito dall’Associazione Il Salviano, spetta all’Amministrazione copmunale (per legge) completare sollecitamente l’iter per la definizione della procedura di approvazione definitiva del PAN della Riserva, ricordando che l’art. 22 della L.R. n. 38/96 e ss.mm.ii., (Legge quadro sulle aree protette della Regione Abruzzo per l’Appennino Parco d’Europa) prevede al comma 5 che “Le previsioni e le prescrizioni del Piano di Assetto Naturalistico e le conseguenti norme applicative costituiscono vincolo per la pianificazione urbanistica a livello comunale e sovra comunale”. Atteso che in mancanza del PAN, non è possibile avviare alcun progetto urbanistico – ambientale per lo sviluppo e la corretta fruizione del territorio della Riserva Naturale Regionale guidata “Monte Salviano”. Tutto questo però è fermo dalla Deliberazione del Consiglio Comunale n, 85 del 26.10.2010. Un dubbio allora mi sorge … l’adozione dell’area contigua della Riserva Naturale del Monte Salviano era solo un pretesto per bloccare la Centrale a Biomasse? Non si trattava quindi di sensibilità ambientale e di responsabile difesa del territorio? Al Comune il dovere di dare una risposta (tecnica operativa), trattandosi di competenze urbanistico territoriali di competenza esclusiva propria del Comune come Ente gestore della Riserva. Diversamente o demandi la gestione della Riserva ad altri Enti o strutture (per esempio Consorzi) o rinunci alla Riserva approvando il Progetto della Centrale a Biomasse caso mai rivisto in localizzazione e potenza e con un bel Piano Particolareggiato di insediamenti turistico-residenziali nell’area a ridosso del Tiro a Volo (così come era previsto nel PRG del 1990). Il tutto certo non in linea con la nuova legge regionale sul consumo del suolo”.