Cappadocia. I fatti che hanno determinato la decadenza dell’Amministrazione del Comune di Cappadocia costituita a giugno 2017, sembra che fossero unicamente una questione interna della maggioranza. Non la pensa così la ex opposizione di Cappadocia dove l’amministrazione guidata dal sindaco Lorenzo Lorenzin è caduta. Abbiamo interpellato anche un esponente della minoranza per avere un suo punto di vista. L’ex consigliere della minoranza del Comune di Cappadocia contattato a tale proposito è Claudio Massotti, che ci ha espresso la sua opinione sui fatti, sostenendo quanto segue.
“Le dimissioni contemporanee di 6 consiglieri su 10”, spiega, “sono indubbiamente un atto di forza rilevante, ma fortunatamente reso disponibile dalla nostra legislazione in materia di Enti Locali ( ultra dimidium) e la minoranza non ha esitato ad utilizzarlo, rendendo vani eventuali tentativi dell’ultimo minuto per ricomporre una maggioranza ormai lacerata. Di questo si è trattato, delle dimissioni contemporanee della gran parte dei consiglieri che non consentono alcun appello e non delle dimissioni del sindaco o di una mozione di sfiducia, come erroneamente riportato in altre occasioni”.
“In 22 mesi di amministrazione non si è mai verificato che in seno al Consiglio Comunale si potesse discutere il benché minimo argomento”, precisa, “il signor ex sindaco ha evitato qualunque occasione per essere anche per un attimo il “sindaco di noi tutti”, come il suo ruolo istituzionale avrebbe imposto. Bastava, nei momenti più importanti e ce ne sono stati, consultarsi anche con la minoranza, ascoltando il parere di tutti per poi esercitare le sue libere scelte”.
“Un atteggiamento di questo tipo non è un atto di debolezza”, prosegue, “ma sarebbe servito ad affermare un clima disteso e collaborativo. Quando però, in occasione del voto sul Bilancio, la signora Eleonora Pensa, membro della maggioranza ed ex assessore, ha effettuato la sua dichiarazione di voto contrario, lamentando, esattamente la stessa scarsa collaborazione, segnalata più volte dalla minoranza ma presente anche all’interno della sua ex maggioranza, nella minoranza abbiamo avuto la certezza che l’eccesso di “decisionismo” avrebbe presto decretato la fine di questa amministrazione”.
“Quali sono i meriti per i quali si sarebbe dovuta sostenere questa amministrazione priva delle più elementari regole di collaborazione e convivenza democratica? Oltre la più banale “ordinaria amministrazione”, a nostro avviso poco altro è stato fatto. Questa giunta ha impiegato 22 mesi per “accendere elettricamente” con costi e ricavi a tutt’oggi sconosciuti, gli impianti di risalita a Camporotondo e tengo a precisare che nel giorno dell’insediamento della dimessa amministrazione, gli impianti, erano già stati realizzati almeno al 99%. Appare ancora meno rilevante il risultato operativo sopracitato se si considera che i centri storici nel frattempo versano in condizioni disastrate (zero manutenzioni); i “gioielli di famiglia” (le attrezzature contenute nella vecchia scuola di Cappadocia) svendute per un piatto di lenticchie, la famosa farmacia ancora a “carissimo amico” e la rete fognaria di Camporotondo, Cappadocia, Petrella e Verrecchie sono al limite del disastro ambientale. Siamo salvi solo perché in un paese di montagna le pendenze aiutano”.
“Insomma potremmo proseguire per molto”, conclude, “ma secondo noi ce ne è abbastanza. Abbastanza perché la fine di questa amministrazione non debba meravigliare più di tanto. Andiamo avanti, voltiamo pagina e rimbocchiamoci tutti le maniche”.