Avezzano. Il Centro San Martino, in via Cadorna 25, storicamente la prima opera segno della Caritas Diocesana di Avezzano per il recupero e la distribuzione degli indumenti usati, ha riaperto, dopo la ristrutturazione avviata durante il periodo pandemico. L’inaugurazione della struttura rinnovata è avvenuta il 14 febbraio con la benedizione del Vescovo Giovanni Massaro, alla presenza dei volontari, degli operatori, del direttore Caritas don Carmine Di Bernardo e del vicedirettore Lidia Di Pietro.
La struttura è stata rinnovata negli arredi ed ha a disposizione nuovi strumenti di sanificazione per un miglior servizio. Alla completa gratuità per quanti sono in condizione di povertà estrema, si affianca la distribuzione a fronte di un piccolo contributo che aiuta i beneficiari a scegliere ed utilizzare con cura gli indumenti di cui hanno bisogno, rendendoli parte attiva dell’aiuto ricevuto, in quanto il ricavato finanzierà altre azioni di prossimità della Caritas Diocesana. Inoltre, il Centro San Martino, nella sua nuova “veste” può essere frequentato anche da quanti sono ispirati a nuovi stili di vita e di consumo e scelgono la via ecologica del riuso e del riciclo come custodia attiva del Creato.
«Benedire quest’opera segno della Caritas – ha detto il Vescovo durante la cerimonia per la nuova apertura – finalizzata ad andare incontro ai bisogni dei nostri fratelli più poveri, non è certamente da meno rispetto alla consacrazione di un nuovo tempio, di una nuova chiesa. Il Cristo custodito nel Tabernacolo e che incontriamo in Chiesa non è da meno rispetto al Cristo che incontriamo nei fratelli soprattutto se bisognosi. Vestire gli ignudi è un’opera di misericordia e la nudità è espressione della radicale fragilità dell’uomo, bisognoso di ogni protezione. L’atto di vestire chi è nudo implica un prendersi cura del suo corpo, ma anche un prendersi cura della sua anima: il vestito sta ad indicare che l’uomo è un’interiorità che necessita di custodia e protezione.
Nel racconto della Genesi Dio stesso si premura di coprire le nudità di Adamo ed Eva a seguito della trasgressione: “Il Signore Dio fece all’uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì” – si legge in Genesi 3,21 – a dire che Dio ama e protegge la creatura umana, le usa misericordia, accogliendola in tutti i suoi limiti e le sue fragilità. Non possiamo non ricordare come nei riti battesimali dei primi secoli era previsto sia il gesto di abbandonare i propri abiti, sia quello di indossare, dopo l’immersione nell’acqua, un abito bianco segno della nuova dignità di colui che nel Battesimo diventava portatore di una nuova vita essendosi rivestito di Cristo. Questo Centro viene dedicato a san Martino. Nella tradizione cristiana il gesto di vestire chi è nudo è espresso in modo, a tutti noto, dall’episodio in cui Martino di Tours taglia il proprio mantello per farne parte ad un povero indifeso, contro i rigori del gelido inverno. Nella vita di san Martino di Tours viene scritto che: «con quel gesto l’uno prende una parte del freddo, l’altro prende una parte del tepore» ad indicare che la vera carità è sempre reciprocità, ed è vera nella misura in cui c’è un incontro tra chi dona e chi riceve.
È proprio il caso di questo luogo, molto dignitoso per come è stato allestito, che ha in sé diverse finalità. Il Centro San Martino sarà utilizzato come strumento di finanziamento delle diverse attività Caritas, come strumento e strategia di inclusioni lavorative di promozione sociale attraverso l’impiego di soggetti fragili, sempre guidati ed accompagnati dai volontari e sarà utilizzato come azione concreta di attenzione all’ambiente. Io ringrazio davvero la Caritas diocesana nella persona del direttore don Carmine Di Bernardo, del vice direttore Lidia Di Pietro. Ringrazio i volontari e benedico sin d’ora tutti coloro che entreranno in questo luogo sia come donatori, sia per ricevere qualcosa. Grazie a tutti».