Avezzano. L’onorevole Gianni Melilla di Sinistra ecologia e libertà, a seguito della denuncia di Flai Cgil, ha presentato un’interpellanza al ministero del Lavoro e dello Sviluppo Economico. “Guadagnano 2 euro e 50 centesimi l’ora e lavorano tra le 12 e le 14 ore al giorno”, ha riportato l’onorevole nel documento, “nessuno gli versa i contributi e non hanno alcun diritto riconosciuto. E’ questa la vergognosa realtà degli “invisibili” extracomunitari delle campagne del Fucino( provincia dell’Aquila). Sono oltre 2 mila le aziende agricole del territorio dove sono impiegati 9.500 braccianti. Il fenomeno del caporalato è particolarmente accentuato nel Fucino perché ci sono diversi immigrati non in regola con il permesso di soggiorno che di conseguenza non possono denunciare: questi “invisibili” delle campagne del Fucino non hanno nome e per questo spesso non possono essere aiutati. Dalla Marsica, partono insalate e ortaggi destinati ai mercati del nord Europa e a prevalere non sarebbe la legge del mercato ma quella della malavita che impone prezzi e regole. Ci sono 400 mila persone in tutta Italia che vivono in questa situazione, 100 mila dei quali rischiano la schiavitù, i braccianti sono costretti ad accettare il volere del caporalato senza poter dire una parola perché hanno bisogno di quei soldi. La maggior parte dei braccianti impiegati nelle terre del Fucino è di origine marocchina, romena e albanese. Secondo uno studio del sindacato ci sarebbero attualmente 9.500 braccianti a rischio “schiavitù” nel Fucino. L’ Inail ha comunicato che una quota rilevante dei finanziamenti destinati all’adeguamento delle cabine dei trattori riguardi l’Abruzzo: su un totale di 5 mila domande ben 1.200 interessano l’Abruzzo. Secondo il direttore dell’Inps Abruzzo “nel Fucino ci sono molti casi di agricoltori che lavorano e hanno dipendenti, irregolari, senza neanche avere un campo di proprietà. L’attività ispettiva nella Marsica è stata molto intensa e ci siamo resi conto che ci sono molte truffe difficili da scoprire.” Secondo il sindacato c’è un legame strettissimo tra il Fucino, l’Agropontino e il Casertano: molti braccianti vengono assunti qui perché le aziende usufruiscono degli sgravi dell’Abruzzo, e poi vanno a lavorare a Caserta o a Fondi. Abbiamo avuto delle segnalazioni di lavoratori con regolare contratto di lavoro ai quali viene corrisposto però il 30 per cento del compenso dovuto, un vero e proprio ricatto che viene fatto per permettere loro di avere poi la disoccupazione agricola. Lo sfruttamento e il caporalato nella Marsica sono una realtà drammatica. Abbiamo i casi di numerose vertenze aperte di aziende che non pagano i contributi centinaia di lavoratori coinvolti”. Vista la situazione Melilla chiede ai ministeri: “di intervenire coinvolgendo Regione Abruzzo, enti locali e parti sociali per mettere in campo strumenti volti a far emergere e sconfiggere la piaga del caporalato nella zona del Fucino”.