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Caporalato nel Fucino, Confagricoltura: chi sfrutta va cacciato, chi lavora va tutelato

Redazione Abruzzo di Redazione Abruzzo
31 Maggio 2025
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Avezzano. “Nelle ultime settimane, il comparto agricolo marsicano è tornato sotto i riflettori a causa di presunti casi di caporalato nella piana del Fucino. Notizie allarmanti e generalizzazioni rischiano però di colpire indiscriminatamente anche le aziende che operano nella legalità”. A fare chiarezza sulla vicenda del caporalato nel Fucino interviene il presidente di Confagricoltura L’Aquila, Fabrizio Lobene, che respinge le accuse collettive e rilancia l’impegno per un’agricoltura trasparente e rispettosa delle regole.

“Premesso che l’evento dell’incidente capitato a un operaio, di cui media hanno riservato un notevole rilievo mediatico, è avvolto in un alone di incertezza in riferimento al giorno dell’accaduto, alla dinamica e alle persone coinvolte – afferma Lobene – è doveroso far presente che notizie allarmanti sul fenomeno del cosiddetto caporalato sono purtroppo un ritornello che sistematicamente avviene all’inizio della campagna di raccolta e si ripete da anni, senza che le numerose e continue azioni di contrasto esperite dagli organi competenti – che noi apprezziamo e incoraggiamo – abbiano finora svelato con sentenze definitive questo ignobile comportamento da parte di sfruttatori”.

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“Confagricoltura L’Aquila, spiega Lobene, ha preso parte a tutte le riunioni della sezione territoriale della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità presso la Prefettura dell’Aquila, sottoscrivendo il protocollo d’intesa che definisce strumenti e compiti delle parti coinvolte”.

“Tuttavia”,  precisa, “a parte l’intensificazione dei controlli, cui siamo incondizionatamente favorevoli, non abbiamo avuto contezza degli impegni assunti dalla Regione Abruzzo per il tramite dell’Assessorato al Lavoro e dell’Assessorato all’Agricoltura. Assenza che si è fatta notare, anche alla luce delle recenti dichiarazioni dell’assessore Magnacca.

“Occorre sottolineare che l’assessorato al lavoro non ha partecipato all’ultima riunione, né a livello tecnico né politico – evidenzia Lobene – per cui è abbastanza singolare che l’assessore Magnacca, nella sua intervista al giornale Il Centro, abbia esposto considerazioni e affermazioni sulla situazione del Fucino, superficiali e fortemente condizionate dai luoghi comuni di una narrazione oramai abusata”.

 

Il presidente rivendica anche il lavoro di proposta avviato da Confagricoltura. “Come Confagricoltura, abbiamo esposto a Sua Eccellenza il Prefetto il nostro impegno già assunto in sede di trattativa sul rinnovo del Contratto Provinciale del Lavoro stipulato il 2 agosto 2024 – spiega Lobene – ovvero individuare modalità sperimentali di incrocio tra domanda e offerta di lavoro in agricoltura, in attuazione del protocollo d’intesa sulla rete del lavoro agricolo di qualità sottoscritto il 20 maggio 2024”.

Un percorso di responsabilità condivisa, portato avanti anche attraverso il dialogo con i sindacati.

“Abbiamo avviato una discussione con i sindacati dei lavoratori – aggiunge il presidente – proponendo di affidare questo compito al nostro ente bilaterale FIMIAV, che potrebbe introdurre forme di intermediazione legale di lavoro tese a sconfiggere il cosiddetto ‘caporalato di necessità’, come definito da alcune sigle sindacali”.

“Sul tema – ricorda Lobene – abbiamo organizzato, nell’ambito del Festival Marsicaland a Trasacco, il 7 febbraio 2025, un evento a cui ha partecipato anche il Prefetto Di Vincenzo. Purtroppo, i sindacati dei lavoratori finora si sono dimostrati tiepidi nell’accettare questa proposta, pensando forse che questo servizio debba essere riservato ai Centri per l’Impiego”.

 

Secondo Confagricoltura, però, gli strumenti istituzionali attuali non sono adeguati a rispondere alle esigenze reali del comparto.

“Questi enti – osserva Confagricoltura L’Aquila – pur notevolmente sostenuti finanziariamente dalla Regione Abruzzo, non sono però preparati ad agire sul mercato del lavoro agricolo, che ha caratteristiche specifiche. Le imprese agricole del Fucino necessitano di squadre di lavoratori già organizzate e formate per lavorare in team. In questo contesto è comprensibile che si inseriscano facilmente soggetti capaci di organizzare le squadre attraverso forme illegali di intermediazione. Ne sono testimonianza le cosiddette cooperative senza terra e numerose società nate al di fuori del circuito delle agenzie interinali”.

 

“Riteniamo – prosegue Lobene – che insieme alle associazioni sindacali e ai sensi del decreto legislativo 276/2003 si possa sperimentare l’attività di intermediazione legale, individuando nel nostro Ente bilaterale FIMIAV il soggetto deputato a questo fondamentale servizio”. “Un appello, infine, agli imprenditori agricoli perché occorre molta prudenza e una forte coesione – sottolinea Fabrizio Lobene –. Questa battaglia di legalità si vince se siamo uniti e se, insieme alle altre organizzazioni datoriali, denunciamo le sacche di illegalità presenti nel nostro mondo, dove qualcuno cerca di approfittare delle fragilità degli immigrati. Il nostro Codice Etico – avverte – prevede l’espulsione dall’Associazione dei soci ritenuti responsabili in giudizio di reati legati allo sfruttamento. Saremo inflessibili nell’applicazione di questa norma. Inoltre, non può essere sottaciuta la circostanza che nel Fucino operano numerosi faccendieri che, girando per le campagne, hanno costituito il cosiddetto ‘caporalato di necessità’: persone che, sfruttando i propri connazionali, impongono ai datori di lavoro più fragili non solo la manodopera, ma anche le tariffe da applicare”.

“Siamo l’organizzazione datoriale più importante in Abruzzo e abbiamo il dovere di tutelare le imprese, soprattutto quelle esposte al dumping sociale – afferma Lobene –. Ma non possiamo ignorare che, anche grazie alla continua attività di vigilanza, il Fucino esprime dati che la narrazione cerca di ignorare”.

“Al 23 maggio 2025 – conclude – le imprese agricole della provincia dell’Aquila iscritte alla rete agricola di qualità sono 91: queste assorbono 324.964 giornate di lavoro, pari al 43% delle giornate complessive annuali della provincia (751.508). In confronto, nella provincia di Chieti le aziende iscritte sono 7, a Pescara 10, a Teramo 6. Ricordo che l’iscrizione alla rete non si ottiene con un’autocertificazione o un corso di formazione fasullo: la patente viene rilasciata dalla Cabina di regia dell’INPS, che comprende anche l’Ispettorato del Lavoro, l’INAIL e altri organismi di controllo. Non dà vantaggi economici né riduzioni nei controlli: è un obbligo imposto dalla Grande Distribuzione e dall’industria agroalimentare. Senza patente, non si vende”.

“Confagricoltura L’Aquila ribadisce con forza che lo sfruttatore va perseguito, ma chi lavora nella legalità deve essere riconosciuto e sostenuto. Il comparto agricolo del Fucino non può essere ridotto a stereotipo. Le aziende sane ci sono, rispettano le regole, generano valore e meritano protezione da campagne mediatiche sommarie. È tempo che tutti, istituzioni, sindacati, politica e stampa, si assumano la responsabilità di distinguere con chiarezza tra chi distrugge e chi costruisce. Perché la legalità, se è una battaglia, si combatte insieme. Fino in fondo”.

 

 

Tags: abruzzoconfagricolturafucino
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