Tagliacozzo. È ormai da diverso tempo che si è affrontata la particolare situazione del capannone con tetto in eternit, situato in via Lungo Imele, nel centro di Tagliacozzo. Dalle foto pubblicate anche su altri quotidiani locali, è stato possibile notare come l’amianto delle tegole sia ormai in uno stato di degrado ed i potenziali danni causati da questo fenomeno sono noti a tutti. Dopo svariati solleciti d’intervento al comune, sia attraverso la stampa che attraverso il diretto interessamento dei cittadini, non si sono ancora ottenute risposte certe, per cui ci siamo recati direttamente al centro Asl di Avezzano, presso il dipartimento di prevenzione, servizio igiene, epidemiologia e sanità pubblica, dove ci ha accolto il responsabile Fabio Schiavitti:
“Fino ad ora, non ha mai avuto avvertimenti riguardo questo stabile, né da parte del comune, né di qualsiasi altro ente pubblico o privato”, afferma il tecnico, “in questo specifico caso, l’aggravante della condizione fallimentare non è un fatto leggero, in quanto ben metà della struttura non si può toccare, perché in mano ad un curatore del tribunale che non ha alcun potere sul manufatto” continua, “bisognerebbe accertare la possibilità di agire sulla quota parte del privato, anche se l’intera struttura risulta indivisa”. Spiega Schiavitti, “è vero che un particolare caso di natura igienico-sanitaria potrebbe far capo al sindaco, così come è vero che esistono una serie di adempimenti che il comune avrebbe potuto adottare per procedere allo smaltimento dell’eternit, ma in teoria si sarebbero dovuti mettere in atto nel 2010”, dichiara il dottore, “oggi, qualsiasi costruzione in amianto risulta illegale, in base alle condizioni del materiale. La normativa di legge parla di bonifica, definendola in tre possibile metodi: la rimozione, l’incapsulamento e la copertura variabili in funzione dello status di degrado. Se più del 10% della struttura in eternit è rovinata, si procede alla rimozione ed in circa il 99% dei casi che ci sono capitati, abbiamo agito in questo modo, anche per le difficoltà di gestione e controllo che si incontrano in futuro con gli altri due metodi”. “Attraverso un esposto, il comune o chi per lui ci potrebbe notificare l’atto, e quindi potremmo fare un sopralluogo per stabilire, limitatamente alle condizioni di osservazioni, la gravità delle condizioni dello stabile. Ad ogni modo, se venisse certificata l’emergenza igienico-sanitaria, il comune potrebbe intervenire solo al posto del proprietario di metà del capannone, ma non al posto del curatore fallimentare, in quanto momentaneamente non esiste un proprietario registrato al catasto” conclude “è vero anche che lo smaltimento per una proprietà di dimensioni simili, ha il suo costo. Putacaso si tratti di 1000 metri quadri ad occhio, calcolando 12€ di bonifica per metro quadro di eternit, risulterebbe una spesa di ben dodicimila euro. Per il potenziale acquirente all’asta, è ovviamente un forte svantaggio”.
La situazione è quindi molto delicata. Tuttavia, non si elimina il rischio di malattia generato dal deterioramento dell’amianto e soprattutto la doverosità di agire nel più breve tempo possibile. La struttura è circondata da numerose palazzine abitate e da un centro sportivo, il circolo tennis, frequentato soprattutto dai giovani. Tempo fa, la proprietaria dello stabile, Giorgia Occhiuzzi, aveva raccontato in altre sedi la particolare situazione giuridica della costruzione, sperando in un potenziale acquirente della metà proprietà. La signora aveva dichiarato che pur volendo, era impossibile agire burocraticamente per lo smaltimento, perché, a causa della proprietà indivisa, necessiterebbe del consenso dell’altra parte. Nel mese di Agosto si è mosso anche il Prefetto del L’Aquila contattando il sindaco per procedere, dopo un reclamo-petizione sottofirmato da centinaia di cittadini. Che si tratti o meno di bomba ecologica, è necessario che venga trovata una soluzione nel più breve tempo possibile e che i rappresentanti del comune, che avevano garantito contatti con la Asl (mai avvenuti come sottolineato dal responsabile), decidano di agire veramente per il bene della comunità. Raffaele Castiglione Morelli