Trasacco. Il Comune di Trasacco chiede lo stato di calamità per gli agricoltori in ginocchio a causa delle abbondanti piogge delle ultime settimane, le precipitazioni a carattere copioso che hanno interessato tutto l’Abruzzo stanno mettendo in difficoltà le imprese agricole del Fucino. Un territorio spaccato in due con aziende totalmente ferme e altre che cercano di tirare avanti nonostante i campi allagati e molte colture già danneggiate.
La zona del Fucino più colpita dal maltempo di questi giorni è quella compresa tra Avezzano, Luco dei Marsi e Trasacco. Un’intera area dove i campi sono completamente allagati e gli agricoltori sono fermi con i magazzini pieni di semi acquistati da piantare in vista della stagione estiva. Proprio per questo il sindaco di Trasacco, Cesidio Lobene, ha chiesto il riconoscimento dello stato di calamità natura.
“Come primo cittadino di una comunità dedita all’agricoltura e ii cui principale reddito deriva dalla coltivazione, vendita e trasformazione dei prodotti agricoli”, ha spiegato Lobene nella lettera inviata al presidente della Regione, Marco Marsilio, al vice presidente, con delega all’Agricoltura, Emanuele Imprudente, e alla protezione civile regionale, “chiedo di prestare massima attenzione a questa grande tragedia che sta colpendo gli agricoltori, proprio nel momento di massimo lavoro e di messa a dimora di tutte le colture”. Il sindaco Lobene ha raccolto la preoccupazione di un’intera categoria paralizzata dalle piogge torrenziali di questi giorni. Alcuni contadini non sono riusciti a seminare nulla, altri come quelli della zona tra Celano e San Benedetto, solo una parte dei raccolti, altri ancora sperano che la pioggia possa cessare nei prossimi giorni per iniziare a lavorare seppur con un notevole ritardo.
“I campi da giorni sono ormai impraticabili e lo resteranno a lungo distruggendo e rendendo ormai inservibili tutti i prodotti già cresciuti e in fase di crescita”, ha continuato il sindaco di Trasacco, “allo stato attuale più del 50% dei prodotti è in stato di marcescenza. Ad aggravare questa situazione i costi sostenuti dagli agricoltori per I’approvvigionamento di semi e piantine da mettere a dimora nei prossimi giorni, giù programmati con i vivai, e inevitabilmente da mandare al macero con ulteriori aggravi di costi per gli agricoltori.