Pescina. Il prossimo 18 giugno, dalle 17, nel centro studi “Ignazio Silone” di Pescina in via del Carmine n.25, si terrà l’incontro pubblico sul tema “Il cambiamento climatico: rischio e sua percezione”.
Nell’incontro sarà anche presentato il libro “L’ultimo respiro del sole” di Silvia Grossi, antropologa ed etnografa.
L’incontro sarà condotto da Paolo Della Ventura, ambasciatore del patto europeo per il clima della commissione europea e moderato da Alfio Di Battista, giornalista. Come ha agito e come agisce la percezione del rischio del cambiamento climatico? “Certamente ha agito sul rallentamento delle politiche di mitigazione e adattamento -afferma Della Ventura- ed è altrettanto certo che ha agito anche su azioni climatiche deboli da parte dei decisori politici, nazionali e territoriali, quando proprio non si tratti e si sia trattato di inazione”.
Secondo l’ultimo rapporto del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) pubblicato il 9 agosto 2021, gli scienziati rilevano cambiamenti nel clima della Terra in ogni regione e in tutto il sistema climatico. Molti di questi cambiamenti sono senza precedenti in migliaia, se non centinaia di migliaia di anni, e alcuni tra quelli che sono già in atto – come il continuo aumento del livello del mare – sono irreversibili in centinaia o migliaia di anni.
L’aumento della temperatura globale, certamente, ma non è l’unico elemento in gioco. I cambiamenti climatici stanno portando molti cambiamenti in diverse regioni, e tutti aumenteranno con un ulteriore riscaldamento. Questi includono cambiamenti nei valori dell’umidità, nei venti, nella neve e nel ghiaccio, nelle aree costiere e negli oceani.
Il libro che sarà presentato nell’incontro è una riflessione sul cambiamento climatico e l’urgenza di regolamentare l’intervento antropico sul nostro Pianeta il soggetto del ‘romanzo etnografico’ dell’antropologa pavese Silvia Grossi, “L’ultimo respiro del sole” (collana Rimmel), ambientato nel Sultanato del Kelantan in Malesia durante la tremenda alluvione del 2015 che devastò il Paese e di cui ricordiamo il tragico epilogo: un numero imprecisato di morti, 100.000 persone sfollate, interi villaggi distrutti, il pugno duro del governo sulla resistenza degli aborigeni. Un Paese, la Malesia, tra i territori del nostro Pianeta oggi a maggior rischio ecologico a causa delle massicce deforestazioni per far spazio a nuove piantagioni di palme dalle quali ricavare i più redditizi olio e gomma.