Avezzano. Sulla scottante vicenda del Cam, il Consorzio acquedottistico marsicano preso in mano con un buco di oltre 50 milioni di euro, per la prima volta interviene pubblicamente e parla a viso aperto il nuovo amministratore delegato Luca Ciarlini, colui che dovrebbe sbrogliare questa matassa e risanare il debito milionario accumulato negli anni.
In una conferenza stampa in via Caruscino, insieme al presidente del consiglio di sorveglianza, Antonino Lusi, ha risposto a tutte le domande dei giornalisti e illustrato lo stato attuale della società, la riorganizzazione del sistema lavoro, il piano industriale approvato dai soci e le decisioni prese in sede di assemblea.
I due hanno sottolineato subito che “il Cam ha ridotto i costi e il consiglio di gestione e il consiglio amministrativo, che prima costavano sopra i 200mila euro, sono a costo zero. “Chi rivesti questi incarichi”, hanno spiegato, “lo fa a costo zero e non c’è nessuna lotta di potere”. Sui tempi che si stanno prolungando per attuare un piano di risanamento che ora sembra sia pronto Ciarlini ha sottolineato che “il suo contratto è stato firmato a febbraio, poi è stato chiesto dai sindaci di redigere un piano presentato a fine aprile. Sono stati avviati incontri con i sindacati per la questione dei lavoratori in esubero e i sindaci, infine, su richiesta del maggior azionista del Cam, hanno chiesto il parere dei consigli comunali”. Tutto ciò ha di fatto richiesto del tempo per l’approvazione del piano.
Nino Lusi, presidente assemblea dei sindaci delegato per i rapporti con la stampa, ha affermato che “nei mesi passati si è deciso di non parlare con i media perché era stato chiesto di studiare un piano di risanamento senza dare notizie parziali che potevano preoccupare gli utenti, i fornitori, i lavoratori e i creditori”. “Non abbiamo risposto per questo ad articoli che davano l’idea di lobby di potere nel Cam”, ha affermato, “ne ad altri comunicati interni, perché ai sindaci interessava solo il risanamento della società e non il contorno. I sindaci erano consapevoli della situazione del Cam, questo organo di gestione è stato scelto per tentare il risanamento. Per questo abbiamo chiamato un tecnico al quale è stato affidato il compito di preparare un piano che poi sarà valutato dalla magistratura per analizzarne la fattibilità. La situazione del Cam”, ha aggiunto Lusi, “non è diversa da quelle delle altre società abruzzesi. La gran parte della situazione dipende da una serie di fattori tra i quali c’è la gestione di un patrimonio virtuale di reti, ma anche un mancato aggiornamento delle tariffe e una gestione politica non sempre corretta. È stato per questo dato un mandato al direttore generale, lontano dalla politica, che avrà il compito si sanare questa situazione”.
“Il modello idrico adottato in Abruzzo”, ha chiarito Luca Ciarlini, “ha accumulato negli anni non ricchezze ma perdite. Il Cam come gli altri gestori soddisfa due attività diverse: costi, energia, bollette e gestione delle infrastrutture con manutenzione e investimenti. Questo vuol dire che la ricchezza che viene generata deve essere utilizzata in investimenti. Purtroppo vi è un’altissima percentuale di morosità di utenti che non pagano. La nostra società ha dei costi di adduzione dell’acqua più elevati rispetto al resto della Regione, per la geografia del territorio. La tariffa”, ha spiegato, “non è stata mai adeguata e ancora oggi è la più bassa rispetto alle altre abruzzesi. La stima del volume d’acqua è molto più alta rispetto a quella che veniva realmente valutata. Nel tempo poi i volumi sono stati ulteriormente ridotti, anche grazie ai contatori, e nella media i volumi sono calati. Con il completamento dell’istallazione dei contatori, i volumi scenderanno ulteriormente”.
Secondo Ciarlini, inoltre, “alla strutturale mancanza di fatturato si è aggiunto anche un 20 per cento di utenti che non pagano la bolletta. Questo fattore non è però reinseribile nel sistema bollette. Abbiamo per questo la necessità di captare tanta acqua e lo riusciamo a fare con costi di energia molto alti. Per questo il 40 per cento del fatturato finisce in energia. Abbiamo poi perdite e utenze sommerse. È abbastanza intuitivo capire che tanti micro sistemi non aiutano la gestione. Abbiamo fatto un approfondimento anche sul costo del personale. Abbiamo ottimizzato i costi delle manutenzioni, sfruttando le risorse”.
In sostanza, lo squilibrio finanziario è pesato non poco sui bilanci. C’è un forte squilibrio tra i creditori – quelli dell’energia, i Comuni che sono debitori e creditori, e i creditori del territorio – e il fatturato.
“Gli obiettivi che ci siamo posti”, ha aggiunto, “come ottimizzazione dei costi, incremento dei consumi, riduzioni costi energia, ristrutturazione personale e aggressione morosità, richiedono investimenti che ci permetteranno di rendere efficiente la risorsa idrica ed energetica. Dobbiamo recuperare il sommerso e la morosità, grazie anche a un lavoro fianco a fianco con i Comuni”.
Ciarlini ha inoltre spiegato che esiste anche un progetto di ristrutturazione del costo del personale che potrebbe essere ottenuto grazie a una sintesi con il sindacato. L’obiettivo è quello di offrire un servizio migliore agli utenti partendo proprio da una riduzione dei costi.
“Abbiamo riproposto l’intero piano di investimenti”, ha sottolineato, “che si deve concludere entro il 2026. Dobbiamo poi sanare i deficit depurativi. Con questo piano di investimenti potremmo anche dare un impulso all’economia locale. Per ristrutturare il debito o i soci rifinanziano la società, cosa improbabile vista la situazione dei Comuni, o si opta per il concordato preventivo in continuità che consente al Cam di cristallizzare il passivo. Questo strumento, utilizzato anche all’estero, a nostro avviso sarà costruttivo anche per il territorio. È fondamentale capire che si deve dare una risposta ai fornitori passati e a quelli che verranno”.
Ha poi parlato nello specifico anche della tariffa. “Quella media”, ha affermato, “è di 2,35 che comporta un incremento medio tariffario per utenze domestiche pari al 95 euro l’anno, altri 10 euro per tre anni coprono la revisione tariffaria. Il grosso dell’aumento delle tariffe sta nella necessità di creare fondi per gli investimenti. Il risparmio di costo che prevediamo, infatti, lo inseriamo proprio nel capitolo investimenti. Dobbiamo essere certi di essere trasparenti e dire quali sono i costi. Noi”, ha concluso, “intendiamo rendere il sistema più efficiente possibile. Per questo vogliamo far capire al tribunale che abbiamo bisogno di soldi per efficientare il servizio. La nostra soluzione è veloce e da garanzie e continuità a utenti e lavoratori. Dopo l’ok dei soci ora dobbiamo passare al concordato e contemporaneamente faremo tutto il resto, recupero credito, investimenti e altro”.