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Cam, “fronde” del Pd chiedono piano di salvataggio “lacrime e sangue”

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
26 Aprile 2013
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Avezzano. Sono numerose e in crescita le adesioni, tra gli amministratori e politici del territorio, soprattutto del Pd, al documento sul Cam proposto da Roberto Giovagnorio, Alfio Di Battista (consiglieri comunali del Pda Tagliacozzo e Capistrelio) e Alfonso Scamolla, dirigente regionale del Pd di Pescina e Dario Mazzulli ex vice-sindaco PD di Aielli. Di seguito la proposta sottoscritta anche da altri esponenti del Pd o amministratori ed ex amministratori: Tonino D’Amore, Romano Di Mattia, Velia Nazzarro, Michele Fina, Ornello Tocci, Antonello Palleschi, Alfonso Gargano, Maria Olimpia Morgante, Fabio Iacobucci, Salvatore Manfredo, Mery Vischetti, Bruno Rossi, Vincenzo Silvestri.Sede del consorzio acquedottistico marsicano (1)
“Sul piano di salvataggio del Cam proposto dal direttore generale, Luca Erminio Ciarlini”, affermano nella nota, “già passato al vaglio del consiglio di gestione. A quanto pare, l’assemblea dei sindaci, quali soci del Cam dovrà pronunciarsi sulla ricapitalizzazione per 15 milioni di euro a carico dei comuni soci;  sui tagli al personale per circa 30 unità; sull’aumento della tariffa che si tradurrà in rialzo della bolletta di più di 100 euro l’anno per ogni utente; Secondo Ciarlini, per impedire il fallimento della società, i Comuni Soci devono ricapitalizzarla mettendo sul piatto 15 milioni di euro che ovviamente ricadranno sulle spalle dei cittadini. Alternative alla ricapitalizzazione, ammesso che ci si possa avvalere di strumenti giuridicamente idonei, viste le numerose e contrastanti sentenze in materia, sono gli istituti dei concordato preventivo e dell’amministrazione controllata, che già io scorso febbraio, il presidente, Lorenzo De Cesare, aveva suggerito all’assemblea dei sindaci. Le due procedure differiscono tra loro per il fatto che, mentre ii concordato preventivo consente agli organismi interni della società di continuare a svolgere le loro funzioni, l’amministrazione controllata, prevede la totale estromissione degli organismi di governo della società e la nomina di un commissario da parte del Tribunale. Tali procedure consentirebbero un abbattimento del 70% dei debiti. Ciò significherebbe, per esempio, che gli “abnormi” debiti per i consumi energetici subirebbero un taglio rilevante. Se l’assemblea dei sindaci avesse preso in considerazione le indicazioni di De Cesare, forse si sarebbe contenuto l’ulteriore deterioramento della situazione finanziaria. Dall’adozione della nuova governance, a fine 2012, sono già trascorsi quattro mesi. Pur di evitare una procedura, che avrebbe costretto il vecchio management ad assumersi la piena responsabilità della disastrosa situazione finanziaria di fronte all’opinione pubblica, si è preferito ignorare l’idea dell’amministrazione controllata, sperando che il direttore generale venuto da lontano potesse produrre una proposta di risanamento risolutiva. invece, dopo il forfait del dott. Flavio De Luca, che ha preceduto   Ciarlini, nel consiglio di gestione, ora, anche ii presidente dei Consiglio di Sorveglianza, il prof. Antonino Lusi, getta la spugna, e forse, l’idea iniziale di De Cesare, resta oggi, l’opzione più concreta sul tavolo. La drammaticità della situazione persistente nel consorzio è figlia di anni di mala gestione che poteva e doveva essere fermata, ma nessuno ha potuto o voluto farlo. il C.A.M. non può continuare ad essere cassa di compensazione per mantenere gli equilibri della politica trasversale sul territorio ed è ora che venga alla luce la responsabilità politica di tale disastro economico finanziario. Nella prospettiva di un piano strategico di risanamento societario che veda, a breve: o un abbattimento dei costi di gestione, o un incremento del fatturato attraverso il recupero dell’evasione e dell’elusione tariffaria.

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