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Calo di iscrizioni al liceo Torlonia, le voci del passato e quelle del presente

Raffaele Castiglione Morelli di Raffaele Castiglione Morelli
26 Ottobre 2015
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Avezzano. Un mini-partenone della cultura classica nel bacino della Marsica. Il liceo classico “Alessandro Torlonia”, pilastro della formazione culturale che per anni ha raccolto studenti sino a Pescasseroli, affronta oggi un notevole calo delle iscrizioni, che ha visto il formarsi di sole tre sezioni, con neanche 20 alunni per classe. I tempi cambiano ed il panta rei di Eraclito non trascura neanche il liceo Torlonia. La scuola che per anni ha rappresentato un punto cardine ed esemplare anche per gli altri istituti , oggi sicuramente non è tra le più appetibili. Alcuni sostengono che la colpa sia della sola speranza di lavori facili nella morsa della crisi, altri vedono erroneamente superfluo lo studio delle lingue morte reputando uno studio scientifico con maggiori agevolazioni nel proseguimento degli studi universitari. Altri ancora vedono un blocco di progresso nell’ancora di metodi d’insegnamento troppo vecchi e normativi, che hanno reso la scuola statica ed “apollinea”, come direbbe Nietzsche. Sulla base di questo fatto storico, si sono espresse in confronto le voci di chi questo liceo Torlonia lo ha formato e lo ha vissuto e chi, invece, lo vive attualmente…

“Oggi, in tutti i licei classici, le iscrizioni sono in forte discesa, ma non attribuirei la responsabilità solo al cambio della società”, afferma l’attuale vice preside Giancarlo De Angelis, professore di italiano e latino, “il latino e greco sono e saranno sempre fondamentali per formazione di un metodo di studio di uno studente che predilige studi umanistici, ma che in futuro potrà optare benissimo per studi scientifici. Se nel Torlonia deve cambiare qualcosa, sono gli insegnanti: c’è bisogno di persone con carisma, carattere e personalità da trasmettere agli alunni”.

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“Il classico viene visto in modo troppo pesante”, affermano alcuni studenti dei terzi licei, “molti sostengono che la IMG-20130912-WA001mole di studio sia eccessiva. In realtà, a noi sembra normale. Probabilmente richiede impegno, costanza e metodo, ma un po’ come in tutte le scuole”, sostengono i giovani, “Noi siamo contenti di ciò che studiamo, ricercando le nostre origini e i valori attuali attraverso i classici latini e greci. Magari un’intensificazione degli studi scientifici, in particolar modo della matematica, potrebbe essere utile a rendere la scuola appetibile, ma l’importante è un controllo sulla preparazione dei docenti e l’evitare l’eccessiva competizione al voto”.

Un quadro dettagliato lo ha fatto l’ex preside della scuola, Ilio Leonio, andato in pensione l’anno scorso: “C’è da precisare che il liceo classico di Avezzano presenti un calo di gran lunga inferiore rispetto alla media nazionale: fino all’anno scorso, si sono sempre formate 4 sezioni”, spiega Leonio,IlioLeonio “Con la passata riforma Gelmini e la relativa richiesta di un aumento di ore delle scienze ai danni della storia e dell’italiano nel ginnasio, sono stati resi più appetibili i licei scientifici, specie con le varie diramazioni tecnologiche, il liceo delle scienze umane, il liceo artistico, che oggi cresce in modo evidente; il classico sembra si sia trovato un po’ stritolato in questa morsa”, racconta l’ex dirigente “Sono stato inviato come dirigente del liceo, con un obiettivo preciso: quello di suonare la sveglia. Si presentava la forte difficoltà del cambiamento nella scuola in Italia e bisognava combattere le resistenze molto forti agganciate a valori e metodologie d’insegnamento normativo che bloccano ancora oggi il liceo”. Continua l’ex preside, “un forte dramma del classico, poi, sono sicuramente le famiglie che hanno trasformato quella scuola in un “votificio” . Addirittura, in un periodo, si è manifestata la “peste” delle crisi di panico: i ragazzi non arrivano alle attese dei genitori ed erano vittime di crisi isteriche. Non solo una volta, siamo stati costretti a chiamare il 118”. Conclude Leonio, “oggi si manifesta sempre più la necessità di rompere la visione di un mondo meccanicistico: bisogna smetterla di sostenere che i ragazzi abbiano poche speranze e debbano tuffarsi nel lavoro-guadagno facile. C’è bisogno di una cultura forte, come quella che dà il liceo Classico che potrebbe distinguersi con un modello di ricerca. È necessario rinnovare mentalità e cultura dei professori, specie in un metodo di trasmissione dei valori che non preveda solamente uno studio normativo delle materie. Lingue come il latino ed il greco non solo offrono un approccio etimologico, ma attraverso studi e traduzioni, rendono il pensiero elastico e reversibile.

Il professor Manlio Ticino, storico professore di latino e greco del liceo, oggi in pensione, ha ribadito la rilevanza delle lingue classiche: “Il latino ed il greco sono nascosti ancora oggi nelle lingue moderne, si pensi ai dialetti ancora oggi parlati, ma allo stesso inglese che trova alcune matrici linguistiche proprio nel latino”, sostiene Ticino, “Un così forte calo delle iscrizioni rappresenta un vero e proprio fatto storico. Tuttavia, se da una La_scuola_di_Atene_cropped-e1312825405131parte il liceo scientifico è strutturato per rispondere alle richieste delle nuove generazioni, le nuove classi dirigenti dell’istituto attualmente non hanno ancora saputo organizzare un valido adeguamento. A mio avviso, è necessaria una miglior comunicazione sulla validità della formazione culturale che offre il classico. D’altra parte invece, non bisogna mettere mai in contrasto la cultura classica con quella scientifica, sarebbe controproducente: l’una è il complemento è dell’altra.

“Basterebbe che i ragazzi tornino a leggere”, esclama Paola Bianchi, ex professoressa di italiano, latino e greco alle classi del ginnasio per ben venticinque anni “giornali, libri, articoli, tutto ciò che è commestibile alla lettura è fondamentale per comprendere effettivamente l’importanza delle materie umanistiche. A mio avviso, la colpa di questo disinteresse verso gli studi classici è dei genitori attuali, a cui non interessa ciò che i figli imparano ed aggrediscono gli insegnanti quando non vedono nei quadri apparire dei bei voti facendo emergere in loro solo un forte senso di competizione. Io stessa sono testimone di questi tristi episodi”, racconta l’insegnante, “Molti genitori vogliono che i figli raggiungano la maturità con il minor studio possibile e ottenendo sempre voti eccezionali e si preoccupano molto di una facile mansione lavorativa. D’altra parte, invece, i giovani si abituano a guardare su internet, a scrivere sul pc, non tendono ad una preparazione completa e sentita, ma ad una preparazione che abiliti subito al lavoro. Oggi più di ieri, c’è bisogno di studiare, di leggere e di scrivere manualmente, ma bisognerebbe intervenire soprattutto sui genitori”.

Un altro pilastro del liceo, il professor Antonio Taglieri, insegnante per trentasei anni di latino e greco in pensione ha rivalutato il ruolo delle lingue morte “Il latino e il greco sono lingue di cultura ad oggi considerate solo come un perfezionamento, una cosa in più per chi desidera anche limare la propria conoscenza. Chi pensa ad un guadagno più veloce, predilige altre strade”, afferma Taglieri, “Ad oggi , penso che la carenza di cultura si stia manifestando in senso generale. Si legge poco, sempre di meno e la scuola italiana scende in classifica, contro una storia culturale che contraddistingue la nostra nazione. Paradossalmente, dalle informazioni che leggo sui giornali, sembra che attualmente siano gli americani ad avere nostalgia di classicismo e valorizzino lo studio di questo patrimonio culturale, nonostante siano meglio conosciuti come una “Nazione materialistica”.

Sia la “vecchia” che la “nuova guardia” rimarcano quindi l’importanza del ruolo di formazione degli studi classici, oggi più che mai. Il tramonto degli studi umanistici colpisce anche la scelta degli studi universitari. Il mondo oggi è meccanico, si sente dire. Non c’è spazio per gli intellettuali. Il mondo è numero, crescita, velocità. È pratica, concretezza. Il mondo è parlare inglese, it’s right? Forse, è proprio in questo tipo di mondo che la cultura che da sempre ha contraddistinto il nostro Paese (e che oggi è il pane quotidiano di numerose nazioni estere) deve essere sostenuta dalla forza delle nuove generazioni che mirino a cambiare rotta, per sfuggire a queste definizioni, attraverso la consapevolezza e la formazione di un pensiero realmente critico capace di cambiare le prospettive e non solo di servirle.

Servizio di Raffaele Castiglione Morelli

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