Dopo la bellum marsicum, la guerra che i popoli italici intrapresero contro Roma per l’ottenimento dello status di cittadino romano, i temibili guerrieri Marsi entrarono a far parte del più grande esercito della storia. Il loro mito era cresciuto così velocemente che, in pochi anni, non esisteva un angolo in tutto l’impero romano in cui non si sapesse che “per far fronte ad un guerriero marso, servissero ben quattro legionari romani”. Persino i pretoriani, le guardie private dell’imperatore, provenivano dalle sponde del lago Fucino e il più famoso fu senza dubbio Macrone, capo della guardia pretoriana di Gaio Giulio Cesare Germanico, da tutti ricordato con il nome di Caligola.
Quinto Nevio Sutorio Macrone, nacque ad Alba Fucens approssimativamente tra il 16 e il 18 a.C. Quando Tiberio morì, nel 37 d.C., si sparse la voce che fosse stato proprio lui ad ucciderlo, sotto l’ordine di Caligola. Due gli elementi a sostegno di questa tesi: il primo che alla morte di Tiberio, Caligola divenne imperatore con il favore della guardia pretoriana di cui proprio Macrone era il capo; il secondo, giacché uno dei primi provvedimenti che Caligola ordinò dopo essere stato eletto imperatore, fu quello di raddoppiare la paga ai pretoriani. La decisione era volta a evitare la possibile corruzione di coloro che dovevano proteggere l’uomo più potente dell’impero. Nonostante ciò, i capricci caratteriali e le paranoie dell’eccentrico imperatore non si placarono. In pochi mesi entrò di nuovo in conflitto con la guardia repubblicana e in particolar modo proprio con Macrone che fece destituire e accusare. La legge romana a quel tempo prevedeva la confisca dei beni a seguito di una condanna, ragion per cui Macrone, a circa 53 anni, preferì suicidarsi. Nel testamento però, ordinò che venisse edificato a suo nome un anfiteatro presso Alba Fucens, sua città natale. Ancora oggi è possibile vedere l’iscrizione del suo nome sulla porta d’ingresso del bellissimo anfiteatro.
Caligola, che al culmine del suo regno nutriva il desiderio di essere proclamato Dio, morì, ironia della sorte, assassinato proprio da una congiura di pretoriani. Il racconto più famoso su Caligola è senza dubbio quello che riguarda la nomina a senatore del proprio cavallo, ma ormai praticamente tutti gli storici sono concordi nell’affermare che quell’evento sia solo una leggenda. Al contrario, l’anfiteatro di Alba Fucens dopo migliaia di anni è ancora lì, testimonianza reale delle follie di quell’imperatore.
Francesco Proia
autore del romanzo “Polvere di lago”