Avezzano. Erano finiti in tribunale con l’accusa di aver messo in atto raid punitivi a sfondo razzista nei confronti di immigrati residenti a San Benedetto dei Marsi.
Un’imputazione pesante che aveva spinto l’accusa a chiedere pene che andavano da 5 a 7 anni. Invece l’aggravante dell’odio razziale è caduta e di conseguenza tutti i reati a carico degli imputati sono andati in prescrizione. Si chiude così la vicenda che all’epoca ebbe grande clamore in tutta la Marsica. La decisione, presa dal collegio del tribunale di Avezzano, composto dal presidente Camilla Cognetti e dai giudici al latere Marianna Minotti e Paolo Lepidi, è arrivata nella tarda serata di ieri dopo una lunga camera di consiglio. Sotto accusa sei persone ma la posizione di uno di loro, l’unico di Pescina, Alessandro Ferzoco, è stata stralciata per un difetto di notifica, gli atti sono tornati in mano alla Procura e quindi seguirà un iter diverso e indipendente. Se, allo stesso modo, nei suoi confronti dovesse cadere l’aggravante razziale, allora anche i reati a suo carico sarebbero tutti prescritti.
È stata emessa nei confronti degli altri cinque imputati. Per tutti, i reati di lesioni e incendio (poi derubricato a danneggiamento seguito da incendio) nei confronti dei marocchini sono andati in prescrizione essendo ormai passati quasi 9 anni dai fatti contestati. Si tratta di Dionisio Toracchio, Mario Porreca, Cristian Iacobacci, Nello Del Gizzi e Fabio Sante Mostacci, tutti di San Benedetto. L’accusa aveva chiesto per tutti la reclusione a 5 anni e per Mostacci, accusato anche di aver investito un nordafricano, 7 anni.
Azioni violente e raid vandalici a sfondo razzista. Questa l’accusa con cui sono comparsi davanti al tribunale di Avezzano i cinque sambenedettesi a cui vengono contestati fatti avvenuti in paese nel 2013, in un periodo in cui nella Marsica c’era alta tensione e un vero e proprio allarme sociale per la questione immigrazione. Secondo l’accusa del pubblico ministero, i componenti del gruppo si erano autoproclamati a giustizieri della notte.
I reati contestati , dalle lesioni volontarie all’incendio doloso, presentavano l’aggravante di avere agito in incitamento all’odio razziale e per futili motivi. Infatti secondo l’accusa, quei raid erano stati messi in atto con “assoluta brutalità morale da coloro che volevano vestire i panni dei giustizieri, agendo nei confronti di stranieri non comunitari con evidente volontà di rinfocolare i conflitti razziali che covano sotto la cenere in tutto il territorio marsicano”. Ma è proprio cadendo questa aggravante che i reati di cui dovevano rispondere sono andati automaticamente in prescrizione.
I fatti risalgono infatti al mese di agosto del lontano 2013. Secondo la ricostruzione dei fatti, gli accusati picchiarono un marocchino, Salah Karim, solo perché li avrebbe rimproverati di fare troppo rumore durante la notte, creando problemi alla sua famiglia. Avrebbero poi incendiato la macchina di un altro marocchino, Ahmed Bouhachim. Le fiamme minacciarono l’abitazione di una pensionata, Elide Macerola, costringendola a lasciare la propria casa. Mostacci era accusato inoltre di avere investito con un’auto Bouhachim, perché aveva denunciato i responsabili dell’incendio. Sotto accusa anche un altro giovane, allora minorenne, per il quale ha proceduto il tribunale dell’Aquila. Il collegio difensivo si dice soddisfatto. Era formato dagli avvocati Mario Flammini, Stefano Guanciale, Quirino D’Orazio, Pasquale Milo, Mario Lucci e Luciana Lisciani. La parte civile era assistita dagli avvocati Luca e Pasquale Motta.