Tagliacozzo. Non ce l’ha fatta. Ieri pomeriggio, Tino Pace ci ha lasciato. L’uomo, di 61 anni, era caduto venerdì pomeriggio da quasi tre metri di altezza, mentre si dedicava alla manutenzione di un tendone, nel noto hotel “Il Miramonti”. Ha lottato tra la vita e la morte per quattro giorni, dalle 16 di venerdì alle 17 di ieri. Sembra essere un’ischemia cerebrale la causa del decesso. Non è possibile accertarlo al 100%, ma sembra presumibile che il malore rappresenti anche il motivo della caduta. Dal racconto dei presenti, l’uomo non ha tentato di pararsi nella caduta e, a quattro giorni di distanza, sono visibili solo due tagli sulla testa e si costatano ingenti danni alle costole. Eravamo in tanti nel ristorante, quel triste venerdì. Quel giorno, il nipote di Tino stava tenendo l’esame finale per il corso di pizzaioli Nip. Ad un certo punto, l’urlo nella sala e tutti fuori nella zona antistante l’entrata dell’hotel. Tino giaceva a terra, inerme. Vicino la scala, anch’essa per terra. Di sua spontanea volontà, volendo rendersi utile alla sorella e al cognato, rispettivamente proprietaria e gestore del noto ristorante “Il Miramonti”, aveva deciso di adoperarsi per il tendone del gazebo, in vista della stagione estiva. Poi la caduta. La paura, la ferita sopra l’orecchio che non si fermava, il vuoto nel cuore dei presenti. Erano le 16.00, quando avvertiti prontamente, i soccorsi sono giunti subito sul posto e lo hanno trasportato d’urgenza ad Avezzano. Nell’atrio d’entrata, sono arrivati anche due carabinieri in servizio per il sopralluogo dalla caserma di fronte. Il cuore di Tino ha continuato a battere ancora per quattro giorni, quasi per salutare un’ultima volta i suoi parenti, ma le sue condizioni, non sono mai migliorate, e ieri l’uomo ha esalato l’ultimo respiro. Lo ricordano con amore i nipoti che ieri ne hanno dato il triste annuncio su Facebook, l’ex moglie e i figli. I funerali si svolgeranno ad Amatrice, suo luogo natio e città dove risiedono i figli.
Un buongustaio, amante del buon vino, discreto, sempre sorridente, gentile e disponibile. Amava giocare e sorridere con le piccole pronipoti; dedito al lavoro, non per necessità, ma per valore e per passione. Ricordo le ultime parole che ci siamo scambiati venerdì, prima che uscisse dal ristorante, sullo spaghetto aglio e olio e peperoncino. “Tino, che dici con un po’ di prezzemolo o il pan grattato?” “Fossi in te, due “alicette”, non ci stanno niente male”. Mi ha risposto, con la voce roca, a causa delle sue amate sigarette e dell’ultimo intervento che aveva subito, ma sempre con il suo sorriso, l’espressione da buongustaio e la discrezione con la quale tutti amiamo ricordarlo. @RaffaeleCastiglioneM