Avezzano. Si vive per lavorare o si lavora per vivere? Un interrogativo al quale è sempre più difficile dare una risposta che però caratterizza tutta la vita di una persona. Eh sì perchè dopo la formazione e l’ingresso nel mondo del lavoro quasi sempre si viene catapultati in un sistema che coinvolge totalmente e lascia spesso poco tempo per hobby e famiglia. Il mondo del lavoro oggi è cambiato e spesso ha delle sfaccettature difficili da catalogare. Nella Marsica, come nel resto d’Italia, il lavoro per molti è un’ancora per potersi fermare e gettare le fondamenta della vita. La crisi ha creato molti problemi e nel tempo ha fatto sì che il tessuto lavorativo venisse smantellato giorno dopo giorno. Abbiamo visto fabbriche chiudere e grandi aziende dimezzare il personale. E poi abbiamo visto giovani lanciare start-up o aprire piccole botteghe per promuovere i prodotti tipici del territorio. Oggi però non vogliamo parlarvi di numeri, di occupazione o disoccupazione. Vi vogliamo raccontare solo brevi storie, simbolo di questo primo maggio e simbolo di chi ha ancora il coraggio di guardare avanti.
La prima è quella di una mamma. Sposata con tre figli, una casa, un mutuo da pagare e un lavoro che la gratifica. Una vita che in molti definirebbero perfetta che però a un certo punto vira e cambia totalmente. Il matrimonio finisce, lei continua ad andare avanti e a dare un’educazione ai figli. Il lavoro, divenuto nel tempo anche una gratificazione per la donna, entra in crisi. Comincia a lottare con i suoi colleghi per difendere quella fabbrica in cui aveva sempre racchiuso le sue speranze e che gli permetteva di portare avanti la sua famiglia. Alla fine però l’azienda chiude e con un assegno in mano lei e i suoi colleghi vengono tutti messi alla porta. Con dignità e con grande forza torna a casa dai suoi figli e si prepara a ricominciare una nuova vita, ripartendo di nuovo da capo, senza voltarsi mai dietro. Un esempio di coraggio, di grinta e di intraprendenza da apprezzare e stimare. L’altro volto che in questo primo maggio vogliamo prendere come esempio è quello di un precario con la partita Iva in mano e tanti sogni nel cassetto. Dopo la laurea torna nella sua terra e inizia a lavorare. Mentre tutti i suoi amici hanno cercato una strada sicura in aziende e uffici pubblici lui decide di creare da zero una start-up e di guardare avanti con positività. Lo stipendio a fine mese, quando c’è, è sempre scarso a causa delle tasse e delle fatture non pagate, ma questo non ferma il giovane che continua a lavorare anche 12 ore al giorno. Non per soldi, non per gloria, ma solo per passione. Per ora è questa la forza che lo spinge ad andare avanti e a superare le difficoltà che sono molte. Quelle che vi abbiamo raccontato sono due storie diverse tra loro, sono due storie di marsicani come tanti, sono due storie che in questo primo maggio devono farci riflettere. Il lavoro è vita, il lavoro è dignità, il lavoro è la forza di essere autonomi e contribuire alla crescita della propria famiglia e della propria comunità. Buon primo maggio!