Tagliacozzo. Tre anni e mezzo di insulti e umiliazioni. La mattina quando si svegliava lui usciva con il cane a passeggio e quando tornava pretendeva che la casa fosse tutta pulita, che la colazione fosse pronta. Si faceva anche radere la barba e fare tagliare i capelli. Se qualcosa “andava storto” iniziavano i “tu sei stupida”, “non capisci un c****”, per il fatto di non essere italiana. E poi anche pugni, calci e botte. Fino a farla finire in ospedale.
In tutto questo, lui non ha mai lavorato, percependo il reddito di cittadinanza. Quindi aveva tanto tempo per stare in casa e ordinare a lei tutto quello che doveva fare per stare con lui.
È una storia, purtroppo in Italia solo una delle tante, che coinvolge una donna arrivata da un altro Paese, con richiesta di asilo politico, che l’altro giorno ha trovato il coraggio di denunciare. E ora, grazie al personale del centro antiviolenza della Croce Rossa è stata allontanata dal suo “aguzzino”.
La donna l’altro pomeriggio ha trovato “rifiugio” alla caserma dei carabinieri di Tagliacozzo, dove ha raccontato tutto e dove ha presentato tutti i referti medici che in questi anni “ha raccolto”, dopo essersi fatta medicare dopo le botte, in ospedale.
Tempo fa già era stata allontanata da lui, che le aveva anche impedito di rinnovare i documenti per rimanere in Italia, dove risulta senza fissa dimora. Questo perchè non la faceva muovere di casa e ogni cosa lei volesse o dovesse fare se non c’era l’autorizzazione di lui, non poteva esser fatta.
La donna era stata accolta in una comunità ma poi era tornata da lui che aveva promesso di sposarla, che le cose sarebbero cambiate, che avrebbe trovato un lavoro e che si sarebbe presa cura di lei, offrendole la possibilità di condurre una vita “normale”.
E invece, una volta tornata “a casa”, di nuovo stessa vita, chiusa e umiliata in casa.
Fino all’altro giorno, quando lui picchiandola anche con un pugno in testa, l’ha cacciata via e lei ha chiesto aiuto. In ospedale gli operatori sanitari hanno avviato la procedura per gestire l’emergenza. È intervenuto lo staff del Centro antiviolenza che per tutto l’iter non l’ha lasciata un attimo sola. Poi i carabinieri. E la denuncia.