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Botta e risposta tra don Aldo e l’onorevole Gasparri: vuole querelarmi? Si accomodi pure

Redazione Attualità di Redazione Attualità
8 Maggio 2014
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Avezzano. Non si placa la polemica tra don Aldo Antonelli, parroco di Antrosano, e il parlamentare Maurizio Gasparri, nata a seguito della firma del sacerdote della petizione per mandare Berlusconi ai domiciliari. Dopo l’affondo di Gasparri il religioso ha risposto con una lunga lettera dove ripercorre le tappe fondamentali della carriera politica dell’esponente di centrodestra.

“Signor Gasparri,

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ho letto l’intervista che lei ha rilasciato ad Andrea Barcariol su Il Tempo di lunedì 5 maggio e mi domando se la sua sia una semplice “distrazione” o un pervicace tentativo di accaparrarsi ragioni che non ha e farsi passare come vittima dell’altrui ignoranza. Lei afferma: “Io non lo conosco e lui non mi conosce, come fa a dire che non ho mai fatto niente nell’interesse della gente?”. Ragionamento corretto in un contesto sbagliato. Si da il caso che lei, diversamente che da me, è un personaggio pubblico, un parlamentare che è sulla scena della vita pubblica italiana dal 1992, da ben sei legislature (se ricordo bene) e quindi è ben conosciuto da chi segue la vita e la cronaca di questo Paese. Rimane vero, invece che lei non conosce me, se non per sentito dire, e si è permesso di dire pubblicamente, dando inizio alla polemica, che al posto del mio Vescovo mi avrebbe cacciato fuori a calci nel sedere! Grazie a Dio, pur nel panorama non esaltante della nostra gerarchia, vescovi come lei non ce ne sono! Il giudizio severo che io mi sono permesso di esprimere nei suoi confronti mi viene dalla sua storia, intrisa di violenza e intolleranza miste a verbosità bavose. Ricordo l’assedio fascista alla Camera del 1° Aprile 1993, quando con un centinaio di giovani neofascisti bloccaste per 50 minuti l’ingresso di Montecitorio, al grido “Ma che  Maurizio GasparriDemocrazia, ma che cristiana!”. Ricordo i suoi voltagabbana con Di Pietro che lei affermò essere “migliore di Mussolini” (sic!), addirittura un “mito”, per poi fare retromarcia quando lo vide approdare presso ben altri lidi. Ricordo la legge sulla TV che porta, appunto, il suo nome; legge smaccatamente pro-Mediaset, che ci è costata la bocciatura sia del capo dello Stato in quanto incostituzionale nella sua prima stesura, sia della Corte Europea di Lussemburgo per i diritti negati al mio compaesano Sig. Di Stefano di Europa7, sia dalla Commissione Europea che ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per violazione di pluralismo. Di quella legge il suo camerata-rivale Storace ebbe a dire “Gasparri non solo non l’ha scritta, ma non l’ha neppure letta”! Aggiungo, caso mai dovesse venirle meno la dovuta reminiscenza, che proprio mentre lei era ministro delle comunicazioni la nostra Marsica dovette assistere impotente alla perdita di circa 500 posti di lavoro per via del “trasloco” (si fa per dire…) della TV araba ART (Arabic Radio & Television) contro cui i suoi interventi si rivelarono fallimentari. Nello specifico della polemica che ci vede contendenti, non posso non ricordare la sua durissima dichiarazione contro Berlusconi, quando si accingeva a varare il “Governo dei migliori”, nel 1996, e lei gridò: “Noi siamo contrari ai conflitti d’interesse e chi deve andare in galera ci vada!” Parole sue. Cosa è cambiato da allora? Quale il motivo di conversione? Da allora in poi è stato un continuo degrado, suo, dei nuovi “convertiti” e del Paese stesso: il Paese dei Municipi con voi è diventato il Paese dei Monopòli; l’Italia del Rinascimento è diventata l’Italia del bordello. Quando ho detto che non ha mai fatto niente per la gente, è a tutto questo che mi riferivo. Sì, avrà pur lavorato per il partito del momento e per il governo d’occasione, ma la gente del popolo, lei, l’ha considerata sempre merce di scambio, zerbino d’ingresso nei centri del potere, numeri da far valere nelle stanze della contrattazione. Si capisce bene, allora, la sua sviscerata affezione al saluto romano. Intervistato da Claudio Sabelli Fioretti, il 10 Maggio 2002, affermò: “Dal punto di vista igienico è meglio della stretta di mano. Mi tocca stringere centinaia di mani, sudate, calde, sporche. E al Sud, addirittura il bacio. Il saluto romano è più pulito. Dovrebbero imporlo le Asl, per evitare contagi”. Ecco il suo amore per la gente, tradotto e tradito dalle tue stesse parole! Vuole querelarmi? Si accomodi pure: mi offrirà sul piatto d’argento la possibilità di diffondere questo ed altro ad un ben più ampio pubblico”.

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