Tagliacozzo. “Il rumore degli aerei, il boato delle bombe. Le urla”. È il ricordo di Giulio, Italo e Massimo che nel lontano 23 gennaio 1944, erano presenti nel piccolo centro di Roccacerro, frazione di Tagliacozzo durante il tragico bombardamento nel secondo conflitto mondiale. Questa mattina, le rigide temperature non hanno fermato i cittadini e le autorità scese in piazza XXIII gennaio, proprio per commemorare le vittime civile di quel drammatico giorno, su iniziativa dell’amministrazione guidata dal sindaco Vincenzo Giovagnorio. Presenti, appunto, il primo cittadino, la presidente del consiglio comunale, Anna Mastroddi e l’assessore Giuseppe Mastroddi. “Un momento solenne in cui rendiamo omaggio e onore alle vittime civili delle nostre terre nel conflitto mondiale più grande che la storia abbia mai visto”, afferma il primo cittadino, mentre pone una grande corona di commemorazione alle vittime, non dimenticando un momento di riflessione in onore delle vittime di Rigopiano, colpite tragicamente da una violenta e omicida valanga, la scorsa settimana.
Attilio Di Rocco, Riccardo Di Rocco, Franco Donati, Lorenzo Donati, Marisa Donati, Filippo Gagliardi, Sesto Iacomini, Rosaria Lattaro, Elvio Mercuri, Laura Tittoni, le vittime civili dell’attacco aereo. Sono commossi Massimo, Giulio e Italo mentre ascoltano le parole del parroco, che nell’occasione ha allestito un piccolo banchetto per una celebrazione commemorativa. Quella mattina del 1944, i tre avevano sette anni e hanno raccontato i particolari della la triste e ormai storica vicenda:
“All’epoca, Roccacerro era circondata da contraeree di militari tedeschi”, raccontano, “per cui iniziarono in quei giorni diversi bombardamenti degli americani nei dintorni della città. Quel 23 era domenica e ci si stava recando a messa”, continuano, “Erano le dieci, dieci e mezza più o meno. All’improvviso, ecco il rumore degli aerei. Il boato delle bombe. Le urla. Una proprio al centro della piazza. Fu quella che provocò i morti”. Si sofferm Italo, “dalla finestra qui vicino la piazza, mia nonna si affacciò vide che cominciò ad arrivare qualche soccorso, ma non potei uscire di casa”. “Furono sganciate anche altre ordigni. Ma fortunatamente non esplosero”, aggiunge Giulio, “ci avvicinammo come bambini curiosi alla bomba non esplosa che continuava a rotolare verso la parte sotto del paese. Una vera fortuna, in questa tragedia”. “Avevamo un casalino, dove spesso ci ritrovavamo per trascorrere le giornate”, conclude Giulio, “purtroppo quella mattina, molti erano usciti in piazza proprio per andare a messa. Era tristemente scritto nel destino”. Un destino crudele, quello che ha coinvolto i cittadini delle nostre terre. Un destino comune ai milioni di vittime del più grande conflitto che l’umanità abbia mai visto, il cui ricordo possa rimanere sempre impresso nelle menti e nei cuori delle persone per non poter mai più ripetere tali atrocità. @RaffaeleCastiglioneMorelli