Avezzano. La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile la richiesta, presentata da alcuni consigli regionali, di referendum abrogativo della riforma della geografia giudiziaria. Durante l’udienza di stamattina a porte chiuse, alla Corte Costituzionale, durata poco più di un’ora, le posizioni tra le due parti sono rimaste inconciliabili. Da un lato, i nove Consigli regionali (Abruzzo, Puglia, Calabria, Basilicata, Friuli, Piemonte , Liguria, Campania e Marche) che ritenevano necessaria la consultazione popolare per l’abrogazione della riforma che, entrata in vigore il 13 settembre scorso, ha portato alla chiusura di circa mille uffici giudiziari minori, dall’altro, l’Avvocatura dello Stato che, in rappresentanza del governo, ha sostenuto l’inammissibilità del quesito referendario e il rischio che con un’abrogazione della riforma si vada incontro ad un vuoto normativo. Le regioni si dicono pronte a ricorrere alla Corte di giustizia europea.
«Abbiamo già deciso di proseguire unitariamente nell’avversare la riforma sulla geografia giudiziaria – spiega Fabiana Contestabile, coordinatore nazionale del comitato che si è costituito nello scorso dicembre e che riunisce i nove Consigli regionali promotori del referendum e altri rappresentanti territoriali che dicono no ai tagli dei tribunali – siamo pronti a ricorrere alla Corte di giustizia europea perché questa riforma mette in discussione il diritto del cittadino all’accesso alla giustizia». Valentina Gallese