L’Aquila. “Per continuare ad assicurare un’assistenza sanitaria di alto livello ai nostri concittadini non è più rinviabile l’attuazione del processo che porta a una osmosi tra territori nell’ottica dell’ottimizzazione delle prestazioni e dei servizi. Questa è la premessa e la denuncia di Pierluigi Di Stefano, primario del reparto di Chirurgia dell’ospedale di Avezzano, che sottolinea la questione limpidamente”. Lo dichiara il sindaco dell’Aquila e presidente del Comitato ristretto dei sindaci, Pierluigi Biondi.
“Le istituzioni sono attrici del processo di rilancio delle aree interne e delle eccellenze che queste esprimono”, spiega il sindaco Biondi, “con l’istituzione di un Dea di secondo livello L’Aquila-Teramo tutta una serie di altre attività, non meno importanti, potrebbe essere tranquillamente svolte dagli ospedali di primo livello, sgravando i nosocomi più grandi di un sovraccarico di lavoro con cui, attualmente, sono costretti a fare i conti”.
“L’integrazione tra realtà diverse è necessaria per fare in modo che quelle più performanti compensino le difficoltà riscontrate nelle zone più complesse, marginalizzate, integrando le linee di attività”, sottolinea il primo cittadino. “In tale ottica si potrebbe ipotizzare un primo passo verso la costituzione di quello che viene definito Ospedale riunito”.
“Ricordo però”, spiega Biondi, “che si tratta di un’operazione che, seppur allo stato embrionale, è già in atto visto che diversi professionisti che operano sul capoluogo intervengono anche ad Avezzano. È auspicabile che possa avvenire anche il contrario per contribuire a elevare la già buona qualità del lavoro in alcuni reparti, rendendola di assoluto prestigio”.
“La collaborazione non può che avvenire nel rispetto delle leggi”, continua Biondi, “delle norme contrattuali e, soprattutto, dei criteri che garantiscono la sicurezza dei pazienti per ridisegnare e sostenere un modello organizzativo e cooperativo ancora più efficiente. Accanto al dialogo e alla condivisione degli obiettivi, c’è un percorso da proseguire con azioni incisive e determinanti per il futuro di questa terra e dei suoi figli”.
“È il compito che dovrà essere affidato alla futura classe dirigente della Regione”, conclude il primo cittadino, “da cui è atteso un cambiamento nei contenuti e non di facciata, con una politica in grado di dare una decisa svolta alla sanità regionale affinché questa diventi complementare tra i territori e non più un braccio di ferro tra zone di serie A e di serie B”.