San Benedetto dei Marsi. Gea Carmesini ha 7 anni, Martina e Matilde Caputi hanno 11 e 7 anni. Tutte e tre hanno già chiaro il concetto di solidarietà. Sono loro, infatti, le bambine solidali di San Benedetto dei Marsi che hanno deciso di dire addio ai loro lunghi capelli per donarli a chi ne ha bisogno. Tutto è iniziato due anni fa quando una mamma ha scoperto per caso tramite social il progetto di questa onlus pugliese. Dopo alcune ricerche è entrata in contatto con l’associazione “Un angelo per capello” di Santeramo in Colle in provincia di Bari.
Dopo aver scoperto la loro attività ha chiesto maggiori informazioni sull’operato e lo ha spiegato alla figlia di 5 anni che subito ha deciso di donare. Gea non ci pensò due volte a dare l’ok alla mamma e subito decise di tagliare la sua treccia di 30 centimetri iniziando poi, già dal giorno successivo, a contare i centimetri dei suoi capelli per ripetere una seconda volta l’iniziativa. Immediatamente altre due bambine decisero di seguire la loro amichetta e di dire addio su due piedi alle loro trecce. Il loro obiettivo è stato subito quello di dare la possibilità alle persone malate di tumore, che si sottopongono alle chemioterapie e perdono di conseguenza i capelli, di avere gratuitamente delle parrucche.
“E’ stata un’iniziativa nata per aiutare chi è in difficoltà”, hanno spiegato i genitori, “le nostre figlie hanno preso a cuore la cosa e l’hanno voluta ripetere quanto prima. I capelli sono stati lavati e poi raccolti in una treccia. La parrucchiera poi l’ha tagliata di rado e noi l’abbiamo inserita in una busta e spedita. Da quel giorno hanno iniziato a misurarsi di nuovo i capelli per capire se era stata raggiunta o meno la lunghezza giusta di almeno 25 centimetri per donarli una seconda volta”. Un gesto solidale che arriva direttamente dal cuore di tre piccole bambine presentato come esempio anche quest’estate nell’ambito dell’iniziativa “Io sono ancora qua” organizzata a San Benedetto dei Marsi per raccogliere fondi a sostegno della ricerca. “Speriamo che tante altre bambine”, hanno concluso i genitori, “possano prendere spunto dalle nostre bambine e fare come loro per poter così donare a chi ne ha bisogno qualcosa di prezioso”.